Forli, 19 gennaio 2011 - 4 agosto 1974. Il vagone numero 5 dell’espresso Roma - Monaco di Baviera viene dilaniato dallo scoppio di una bomba al tritolo nei pressi della stazione di San Benedetto Val di Sambro, all’uscita della galleria Appennino, la più lunga d’Italia. Dal fumo e dalle fiamme fuggono i superstiti di quello che è stato un attentato tipico dell’Italia di quell’epoca, un’Italia divisa e lacerata da conflitti sociali e politici che organizzazioni terroristiche di destra e di sinistra macchiarono di violenza e di sangue.

Un giovane, vivo nonostante l’esplosione ed uscito indenne dal mezzo in balia del fuoco, vede qualcosa muoversi all’interno del treno, e si rituffa dentro per salvare un bambino. Riesce a spingere il piccolo fuori da uno dei finestrini, ma il destino è crudele, e in questo caso lo è più del solito: il fuoco lo raggiunge, ed egli viene circondato dalle fiamme, tra le quali muore carbonizzato pochi istanti dopo.

Questa non è la storia di un personaggio proveniente da qualche libro, che grazie ai suoi superpoteri può librarsi alto nel cielo e difendere i cittadini di qualche remota città dagli antagonisti di circostanza. Questa è la storia di un ragazzo che ha dato la sua vita per salvarne un’altra, sfidando da vero e proprio uomo la morte, affrontando il pericolo faccia a faccia, senza pensare alle conseguenze.

Ci sono momenti in cui l’istinto ha il sopravvento sulla ragione, ma siamo quasi sicuri che oggi nessuno di noi sarebbe disposto a seguirlo fino al punto di rischiare la propria esistenza per il prossimo, di sacrificare sé stesso per fare del bene agli altri. È per questo che Silver Sirotti può essere paragonato, in materia di coraggio, a quegli eroi che veneriamo fin da piccolini, è per questo che la sua storia può essere scambiata per quella raccontata nell’ultimo numero di una serie di fumetti. Quando si consumò la tragedia, Silver aveva solo 25 anni. Egli era un giovane conduttore, lavorante sui treni delle Ferrovie dello Stato, ma il suo sogno era di diventare ingegnere. Infatti, dopo essersi diplomato a pieni voti all’I.T.I.S., si era iscritto alla facoltà di ingegneria e aveva già superato otto esami. Ma il suo sogno rimase chiuso in un cassetto oggi inaccessibile, a causa della sua prematura e tragica morte.

2 ottobre 2010. A tanti anni di distanza, Forlì si è riunita per ricordare il suo grande eroe cittadino e per dedicargli una strada in prossimità della stazione ferroviaria. Tante persone erano presenti e noi sappiamo che a Silver avrebbe fatto piacere. Ma soprattutto, a noi cittadini è stata offerta un’occasione, è stato lasciato un regalo, perché ora abbiamo tutti quanti un motivo per sentirci ancor più legati di prima, per formare un’unica grande comunità che va oltre le singole famiglie, che prova dolori e piaceri unita come un tutt’uno.

Ciò che è importante ricordare, è il peso della responsabilità che è stata lasciata nelle nostre mani: abbiamo infatti il compito di testimoniare alle generazioni future ciò che è avvenuto in quella afosa notte d’agosto, quando 12 vite sono state divorate dalle fiamme, e che, tra quella dozzina di persone, vi era anche Silver Sirotti, che nonostante la sua giovane età, era un Uomo, con la U maiuscola. L’educazione da lui ricevuta l’ha spinto a mettere in secondo piano la sua giovinezza, la sua vita, portandolo così a diventare un eroe, non immaginario, ma reale: una persona normale sotto tutti i punti di vista, ma dotata di carattere e di spirito d’intraprendenza, aspetti non comuni ad ogni individuo e che fanno di lui un esempio da seguire per ognuno di noi. Forlì può certamente andare fiera di essere la sua città natale.
Grazie, Silver.