Forlì, 17 gennaio 2010. POTEVANO scagionarlo. Ma potevano pure rispedire indietro la pratica e far capire che meritava di più, Gianfranco Martone, che il 28 luglio del 2002 uccise la moglie strozzandola a due passi dalla loro figlia di due anni. I giudici della Cassazione di Roma potevano scagionare Martone dall’accusa di averla pure maltrattata, Emanuela Orsini, 33 anni, operaia, stretta senza vita tra le sue braccia dopo averla ammazzata per gelosia. Per maltrattamenti Martone era stato condannato nel 2007 a 5 anni; pena scontata in Appello a due anni. Ora la Suprema Corte dice: due anni vanno bene. Ma c’è da fare un distinguo: Martone maltrattò la moglie perché soprattutto le impose la sua fede religiosa. Un verdetto che rischia di creare una linea di demarcazione e una scia di polemiche.

MARTONE — all’epoca dell’omicidio rappresentante di cancelleria per uffici — era un testimone di Geova. E ora la Cassazione, motivando la sua sentenza, dice che Martone fu una specie di padre padrone perché obbligò Emanuela ad aderire al suo credo.

«L’imposizione ad altri delle proprie convinzioni religiose rappresenta una condotta antigiuridica ed è a tutti gli effetti un comportamento illecito»: questo dicono i giudici con l’ermellino. Martone alla condanna per maltrattamenti s’era opposto dicendo che «la visione dei rapporti familiari interna alla confessione religiosa era caratterizzata dalla supremazia dell’uomo...». Ma per i giudici romani «l’imposizione alla moglie di condotte non condivise è un comportamento illecito». «Va detto — dice il legale di Martone, Giovanna Cappello — che lo Stato italiano ha riconosciuto giuridicamente la congregazione dei Testimoni di Geova».

OGGI Martone ha 47 anni e fa l’impiegato: è in regime di semilibertà; esce dal carcere della Dozza di Bologna la mattina e rientra la sera. Sarà così fino al 2015, quando finirà la sua pena (almeno quella giudiziaria). «Però — conclude l’avvocato Cappello — lui è intenzionato a ricorrere alla Corte di Strasburgo: dice di non averla mai maltrattata sua moglie».