Forlì, febbraio 2010 - L’accusa resiste. Gli avvocati tentano di smontarla, ma il presidente della seconda sezione penale della Corte d’Appello di Bologna, Alberto Pederali, conferma la prospettiva inquisitoria di primo grado, già vincente a Forlì nel processo dell’11 giugno 2007: Piero Gallina, presidente della Provincia di Forlì-Cesena dal 1995 al 2004, la sua ex segretaria Patrizia Fiori e Tolmino Giunchi, nel 2003 dirigente del settore Ambiente dell'ente, vanno condannati per falso ideologico in atto pubblico.

Dieci mesi per Gallina e Tolmino, otto mesi e mezzo per Fiori. Questi gli accenti della pena ribadita ora in secondo grado che scrive il penultimo atto (scontato il ricorso in Cassazione dei legali degli imputati) di un torrente che trova la sua sorgente in una seduta di consiglio provinciale: parliamo dell’estate più torrida degli ultimi vent’anni, quella del 2003. Luglio è bollente. Ma la politica c’è; si parla di stagione venatoria; bisogna fissare il calendario delle doppiette; il parlamentino di piazza Morgagni macina gli interventi e poi sforna il documento sui giorni votati alla caccia. È fatta. Ma c’è un incaglio. Manca Tolmino. Che fare? Mandare a monte la sudata seduta?

Proprio per niente. Bisogna solo studiare bene la toppa da applicare al buco. Piero Gallina — ex repubblicano passato al Pd — allora è presidente della Provincia. Lui in aula è al suo posto. Ma il guaio è la sedia vuota di Tolmino, a quei tempi saldamente incollato al trono del potentissimo settore ambiente. Da regolamento, in ogni seduta del Consiglio dev’essere presente un dirigente amministrativo. Si tratta — nelle intenzioni dell’estensore normativo — di una guarentigia super-partes. Il dirigente in sostanza copre il ruolo di notaio che deve imprimere il sigillo di conformità alla relazione dell’assemblea. Quel giorno l’onere tocca a Tolmino. Che però continua a non esserci. Si fa sera, gli interessati torcono i polsi, sbirciano gli orologi, ma quella sedia resta vuota.

Nell'estate del 2003 Tolmino è intercettato dai carabinieri: un anno dopo si saprà perché; verrà arrestato assieme ad altre 19 persone, travolto dall’uragano Rifiutopoli: corruzioni e truffe su appalti e smaltimenti di rifiuti. Torniamo al luglio 2003. Mentre i carabinieri ascoltano le conversazioni di Tolmino, dal telefono s’alza la voce della segretaria di Gallina, Patrizia Fiori. C’è un’urgenza: mettere una pezza all’assenza in assise di Tolmino: questo il sugo del dialogo. Come fare? Falsificando la firma? No, rischioso. Molto semplice: Tolmino arriva, benedice il documento anche se non ha fatto da sentinella alla discussione e tutto è risolto. Ok, anche Gallina è d’accordo. In fondo, è pura formalità.

Non la pensa così il pm Filippo Santangelo. Che, ascoltati i dialoghi inghiottiti dalla macchina investigativa, iscrive sul registro Gallina — ex presidente di Serinar e ora consigliere provinciale del Pd —, Tolmino — prepensionato dopo lo scandalo e la successiva condanna — e la segretaria Fiori. Quella firma è un falso. Il giudice di Forlì Elisa Mariani dà ragione alla procura. E adesso arriva il timbro della Corte d’Appello: quella firma è un falso.