Forlì, 12 febbraio 2010 - Sono sempre meno gli studenti che frequentono l’ora di religione cattolica: in ques’anno scolastico nelle scuole superiori del comprensorio l’86,4% dei ragazzi ha deciso di avvalersi dell’insegnamento (dodici mesi fa erano l’87,5%), mentre la flessione alle medie (87,8% contro l’88,2) e all’elementari (89,3% a fronte di un 90,2) risulta più contenuta. Colpisce il dato delle materne, dove sempre più genitori preferiscono non educare i loro piccoli secondo i dettami della Chiesa. Se nel 2008-2009 i bambini frequentanti erano l’89,9 del totale, quest’anno sono scesi all’86,9. Un meno tre per cento che fa riflettere.

L’Ufficio diocesano per l’insegnamento della religione cattolica nella scuola ha reso noti i dati sulla frequenza dell’Irc (Insegnamento della religione cattolica) nei diversi cicli di studio, dalla materna fino alle superiori. Il responsabile, don Maurizio Monti, classe 1956 e parroco dell’unità pastorale di San Martino in Strada, Grisignano, San Lorenzo in Noceto e Collina, passa in rassegna le cifra e preferisce considerare il bicchiere mezzo pieno più mezzo vuoto. «In confronto ai dati dello scorso anno scolastico — sostiene, seduto alla scrivania del suo ufficio in piazza Dante — abbiamo tenuto. In media assistiamo a un calo di un solo punto percentuale.

Quel che deve essere sottolineato è come, pur essendoci la possibilità offerta dallo Stato di non seguire l’ora di religione, così tanti studenti decidono di avvalersene per studiare il patrimonio della cultura cristiana del nostro Paese partendo dalla loro esperienza di vita». Eppure la flessione esiste e alcuni dati balzano agli occhi più degli altri. Una spiegazione bisognerà trovarla, anche senza fasciarsi troppo la testa. «Quando commentiamo questi numeri — tocca a don Monti individuare una chiave di lettura del fenomeno— non dobbiamo dimenticare come ci sia una presenza sempre crescente di bambini e ragazzi immigrati e di fede islamica nelle nostre scuole. Questi studenti abbassano la percentuale d’iscritti all’ora di religione cattolica».

E il meno 3% di genitori che non iscrivono all’Irc i loro figli alla materna? Non è, forse, il segno di un certo disinteresse delle nuove generazioni per il messaggio della Chiesa cattolica? «Non mi sento di condividere — replica il responsabile dell’ufficio diocesano — una simile valutazione. Come parroco, quando vado a benedire nelle case dei fedeli, le giovani coppie s’informano sull’inizio del catechismo e sull’ora di religione nelle scuole».

Per non pochi ragazzi delle superiori, invece, l’Irc viene letta come una sorta di catechismo portato tra i banchi di scuola, tanto che alcuni, proprio sulla base di questo convincimento, disertano la materia. Eppure «non è così, perché in questo caso siamo davanti ad un insegnamento culurale, non dottrinale».

I dati parlano chiaro: nelle nostre scuole, a Forlì come nel resto dell’Italia, aumenta il numero di studenti musulmani. Adolfo Urso del Pdl mesi fa ha proposto l’introduzione dell’ora d’Islam nella scuola pubblica. Il cardinale Renato Raffale Martino, presidente del pontificio consiglio Giustizia e pace si era detto favorevole, mentre il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, bocciò l’ipotesi. Una posizione quest’ultima, condivisa anche da don Monti: «Ora come ora non ci sono le condizioni per un insegnamento dell’Islam in un’ottica culturale»