Forlì, 26 novembre 2011 - DOPO essere stata derubata, picchiata, stuprata e ferita alla gola con un coltello dal suo ex-compagno Adama ha chiamato le forze dell’ordine a Forlì. Era il 26 agosto e non avendo il permesso di soggiorno, Adama Kebe è finita al Cie, il centro di identificazione ed espulsione di via Mattei. Dove si trova ancora oggi. Con un appello l’associazione Migranda si rivolge a tutti i collettivi, le associazioni e le istituzioni per chiedere la liberazione della donna e concederle un permesso di soggiorno.

Il sindaco Virginio Merola ha definito «una vergogna» quanto avvenuto all’immigrata, associandosi alla richiesta di misure di sostegno e accoglienza.
Adama è arrivata in Italia nel 2006 per aiutare i propri figli rimasti in Senegal. L’uomo che l’ha stuprata, ha raccontato la donna nella sua denuncia, l’aveva aiutata in passato a trovare un lavoro e una casa ed è diventato in seguito il suo compagno, prima di manifestare il suo volto violento. «Mi picchiava con schiaffi, pugni e percosse quotidiane — ha detto Adama — e mi ripeteva fino all’ossessione che il mio essere clandestina mi avrebbe impedito di cercare aiuto».
 

Ora, anche il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, ha avviato una ‘’scrupolosa verifica’’ - secondo quanto si apprende - sulla vicenda della senegalese Adama Kebe. La donna dopo aver denunciato di essere stata vittima di violenze da parte del suo convivente e’ stata portata nel Cie perche’ priva di documenti di soggiorno e dunque clandestina.