Forlì, 23 gennaio 2012 - Colpi di fucile contro una postazione fissa autovelox, a Durazzanino, lungo la Ravegnana, che collega Forlì a Ravenna. E' successo la notte scorsa, attorno all'una. A dare l'allarme sono stati alcuni residenti che hanno sentito due distinti colpi di arma da fuoco (il fucile era caricato a pallettoni). 

I colpi di fucile, indirizzati ai due dispositivi ottici (uno analizza la velocità del mezzo in transito, l’altro fa scattare la foto se questa supera il limite previsto) dell’autovelox, hanno frantumato i vetri di protezione, danneggiando gravemente le apparecchiature all’interno della colonnina corazzata. Sul posto sono intervenuti, oltre ai vigili urbani, anche personale dei carabinieri e della polizia scientifica. Necessario anche l’intervento dei vigili del fuoco per aprire, con speciali cesoie, il portello blindato dell’apparecchiatura deformato dai pallettoni.

Inevitabile e unanime la condanna del gesto. Giordano Biserni, presidente Asaps (Associazione sostenitori amici polizia stradale), ha commentato: "Ora è il far west". Biserni continua: "Avevamo scritto la nota che segue solo sabato pomeriggio, perché avevamo capito da tempo che il clima che stava montando intorno alla questione posizionamento velox non ci piaceva per niente. Avevamo sottolineato il rumoroso silenzio del mondo politico di fronte a questo crescendo di vandalismi e quindi di illegalità. Ora il velox di Durazzanino è stato 'sparato' sul modello peggior Far West, la violenza si fa arma da fuoco e qualcuno ci deve spiegare se avevamo esagerato nel nostro allarme. Il clima non ci piace, è ora che le regole vengano fatte rispettare, tutte".

"Si tratta di un evento assai grave - e’ il commento del sindaco della citta’, Roberto Balzani che in mattina si e’ recato sul luogo dell’accaduto -, perche’, come tutti sanno, la macchina era spenta da mesi e, soprattutto, perche’ c’e’ stato qualcuno che, per tentare di distruggerla, ha compiuto un buona manciata di reati penali. E’ chiaro che, in virtu’ della campagna promossa da piu’ parti contro gli autovelox, quell’oggetto era divenuto un simbolo: non piu’ una 'fabbrica di multe' (essendo stata disattivata), ma l’espressione di un controllo ritenuto intollerabile: quello sulla velocita’, quello per la sicurezza. Eppure, le cronache quotidiane degli incidenti dovrebbero indurre un comportamento diverso. Tant’e’: le campagne fondate sull’odio inducono alla violenza, come testimonia il caso tragico dell’agente massacrato da un Suv a Milano".