Aggrappato alla vita "Ho avuto paura di morire Un palo mi ha salvato"

Martedì sera era uscito per mettere al sicuro l’auto lungo viale Bologna. Il racconto di Gabriele: "La corrente era forte, mi stava trascinando via".

Aggrappato alla vita  "Ho avuto paura di morire  Un palo mi ha salvato"

Aggrappato alla vita "Ho avuto paura di morire Un palo mi ha salvato"

Quella di Gabriele Petti, 62 anni, è una delle tante storie surreali di questi giorni di alluvione. Residente in viale Bologna, di fronte al ristorante Sagittario, martedì sera è stata salvato dagli uomini dell’esercito, dopo essere stato aggrappato a un palo per circa sette minuti.

Gabriele, può raccontare come è iniziata la sua odissea?

"Ero a lavoro quando alle 19 di martedì mi è arrivata la notizia che avrebbero chiuso il ponte di Schiavonia. A quel punto sono tornato a casa per controllare la situazione. Ho lasciato la macchina e sono andato a piedi sul ponte".

Casa sua in che condizioni era al suo arrivo?

"La situazione era sotto controllo. La mia vicina mi ha chiamato per avvisarmi che l’acqua stava arrivando nel cortile, fuoriuscendo dai tombini. Sono sceso per verificare la situazione e ho deciso di spostare la mia macchina all’altezza del ‘Sagittario’".

E poco dopo, intorno alle 22, la situazione è peggiorata.

"Decisamente. Alle 22.30 sono sceso a piano terra per vedere il livello dell’acqua, che a quel punto era arrivato a un metro e mezzo. Il mio pensiero è andato alla macchina parcheggiata dall’altro lato della strada. Sono sceso e ho tentato di raggiungerla, ma non ci sono riuscito".

Che cosa è accaduto?

"Era difficile spostarsi a piedi, a causa della forte corrente dell’acqua che continuava a scorrere, incessante. Improvvisamente, una forte ondata mi ha colpito sulla schiena e scaraventato verso la via Emilia. Per fortuna sono riuscito ad aggrapparmi a un palo del distributore Tamoil di viale Bologna, altrimenti sarei morto annegato".

Quanto tempo è passato prima che arrivasse qualcuno a salvarla?

"Sono restato aggrappato per sette minuti, mi sono sembrati un’eternità. L’acqua continuava a colpirmi sulla schiena e il vento forte faceva un rumore spaventoso, ho iniziato ad urlare per chiedere aiuto. Per fortuna poi è passata un’auto dei carabinieri, segnalandomi un camion dell’esercito che stava arrivando. Una volta vicino a me, mi hanno caricato in fretta, per paura che la fanghiglia inchiodasse anche loro".

E dove ha passato la notte?

"In via Punta di Ferro insieme ad altri sfollati dei Romiti e di viale Bologna. È stato difficile dormire, avevo appena visto la morte in faccia. Intanto, a casa mia l’acqua è arrivata fino al terzo piano e in cantina ha superato il metro".

Martina Rossi