SOFIA NARDI
Cronaca

Alessandro D’Avenia: "L’arte è salvezza. Scrivere aiuta a capire il mistero della vita"

Si chiude stasera alla Rocca di Ravaldino il festival di Caterina Sforza con la lectio magistralis dello scrittore e insegnante sull’Odissea tra sacro e profano: "I libri sono in grado di aprire spazi di libertà" .

Lo scrittore e insegnante Alessandro D’Avenia stasera alla Rocca di Caterina

Lo scrittore e insegnante Alessandro D’Avenia stasera alla Rocca di Caterina

Chiude oggi alla Rocca di Ravaldino il festival di Caterina Sforza. Alle 19 la rassegna ‘Ritratto d’autrice’ vedrà protagonista Gianna Coletti con il monologo ’Almenopausa’. Alle 21 l’orchestra giovanile ‘Inarte’ proporrà un concerto con composizioni inedite, a precedere la lectio dello scrittore e insegnante Alessandro D’Avenia: con un’attenzione speciale ai giovani, la lezione esplorerà l’azione del sacro nel profano presente nell’Odissea. D’Avenia ha raggiunto il successo con il romanzo d’esordio ‘Bianca come il latte, Rossa come il sangue’, seguito da altri bestseller come ‘Ogni storia è una storia d’amore’.

D’Avenia, in che modo la letteratura può diventare un luogo di esperienza del sacro?

"Possiamo accedere alla dimensione del senso delle cose, che è ciò che ci permette di non soccombere nella vita e persino di gioirne, solo attraverso simboli e metafore. Una delle caratteristiche che ha permesso al Sapiens di sopravvivere è la capacità di sfidare l’ignoto, abitare il mistero, attraverso le storie".

Come succede nell’Iliade e nell’Odissea.

"Nell’Iliade e nell’Odissea il poeta non si ritiene l’inventore delle storie, ma le riceve, per questo chiede aiuto alla Musa, figlia di Zeus e di Memoria. Il sacro è l’indisponibile, l’eterno, il ’per sempre’ a cui aspiriamo, la verità. La letteratura, o più in generale la narrazione, è la brocca che abbiamo inventato per bere a quella fonte e non morire di sete".

Quali opere o autori ritiene capaci di risvegliare il senso spirituale dell’esistenza?

"Direi le fiabe e la poesia, perché danno accesso al meraviglioso in maniera più diretta. In particolare direi tutte le opere che prendono sul serio il destino dell’uomo: Iliade, Odissea, Gilgamesh, alcuni libri della Bibbia, le tragedie greche, Sofocle in particolare, l’Eneide, Agostino, Dante, Leopardi, Dostoevskij, Tolkien, Dick, Bradbury, Orwell, McCarthy…".

In che modo la sua formazione spirituale personale ha influenzato la scrittura?

"Non riesco a separare scrittura e vita spirituale. La scrittura è per me il modo in cui trovare questa forma, mi aiuta ad aprire spazi nuovi, a esplorare e comprendere il mistero della vita".

In un mondo sempre più disilluso e frammentato, quali sono i grandi temi che la letteratura non può dimenticare?

"Quelli che nutrono tutto le grandi opere immortali: uomo, mondo, Dio. Altresì detto: da dove vengo, dove vado, chi sono, che cosa posso essere e fare io? Il verbo ’salvare’ viene da una radice antica che indicava l’integrità, una unità interna talmente forte che niente può spezzarla. L’arte ha questo compito: salvare, rendere uniti in sé e alla vita. La letteratura non è un passatempo ma un salvatempo".

Lei ha scritto molti libri rivolti ai giovani. Che tipo di dialogo ha con i lettori?

"Scrivere per i giovani è scrivere per tutti, perché le età della vita non si chiudono come se fossimo macchine, ma operano in noi per tutta la vita. E poi si scrive in e per una comunità, che nel mio caso è spesso quella della scuola, ma i libri creano una nuova comunità, non replicano quella che c’è già. Avere i teatri pieni di ragazzi, di sera, per raccontare l’Odissea a partire dal mio ultimo lavoro, ‘Resisti, cuore’ ne è l’evidenza. L’arte crea legami con il mondo, fa amare di più la vita, per questo capita spesso di sentirsi dire che quel libro te l’ha cambiata o addirittura salvata, ma sono solo metafore per dire che in noi si è aperto uno spazio di libertà interiore che prima era chiuso. Non temo questa responsabilità, anzi è proprio quella che voglio: non scrivo per i premi, quelli nella tomba non me li porto. Il premio è che anche solo una vita si sia liberata".

Caterina Sforza è una figura storica potente e complessa, anche spiritualmente. Cosa può insegnarci oggi?

"Come il suo nome significa ‘sincero’, ‘puro’, direi che può insegnarci la determinazione. Dialoga con la letteratura proprio perché figura complessa, e la letteratura ha il compito di abitare la complessità per portarvi un po’ di luce. E poi il suo ricettario per la bellezza mi sembra una vera e propria lotta contro la morte: quello che deve fare ogni libro".