
Modigliana (Forlì), 11 agosto 2023 – “La frana più grossa è arrivata dall’alto e si è portata via 70 metri di strada davanti all’entrata di casa mia". Paola Ragazzini vive a Modigliana nel podere ‘La Serra’ in via Diavoletti, traversa di via della Costa, strada provinciale massacrata dalle piogge torrenziali dello scorso maggio. Fisiatra è figlia, come il fratello Marco, del famoso modiglianese Giuseppe Ragazzini (1923-2004), autore del celebre dizionario bilingue inglese-italiano. Il nonno di Paola comprò il podere nel 1946-47. La proprietà di 14 ettari si trova sopra il podere ‘I Diavoletti’ la cui cancellata, in parte abbattuta dalle frane, costituisce il confine; sotto c’è ‘Ramogna’ e sopra ‘Spaventa’ e ‘Scarlinina’ con la terra che incombe sulla casa.
Come in una fattoria didattica sono presenti numerosi animali: un cavallo, due somarine (Sofia e Lilly), tre caprette, una decina di polli, e una decina di oche e anatre, quattro gatti e tre cani. Quante frane ha avuto? "Dieci tra grandi e piccole. La più grossa è venuta dall’alto - racconta camminando e mostrando i danni subiti dalle frane -. Quei bambù che ora si trovano in fondo al burrone, li aveva piantati mia madre Renata Bandini. E nel burrone che si è creato il bambù resiste tra sassi e fango e alberi schiantati". "La voragine che si è creata è di 70 metri e là, a 40 metri, c’è la strada vecchia dove inizia l’erba, mentre dove comincia la terra ai bordi c’è la nuova stradina che diventa fango appena piove - continua -. Devo ringraziare i vigili del fuoco che l’hanno rifatta e sono stati fantastici. Io nella casa non ho avuto problemi perché si trova sul cucuzzulo".
Però ci fa vedere quello che chiama un enorme burrone a piombo che lambisce i garage, davvero impressionante. E’ stata evacuata? "In teoria sì, ma in pratica no. Perché ho firmato per rimanere. Mi volevano far evacuare, non perché ci fosse un pericolo per me, ma perché, in caso di emergenza, non assicuravano di potermi raggiungere coi mezzi di soccorso. Ma io non mi sono mai voluta allontanare dalla mia casa. Per due settimane sono stata isolata e per arrivare a casa bisognava passare da sopra e scendere giù per il bosco. Ci mettevo un’ora a piedi perché non c’era più la strada ma una montagna di fango al suo posto. Sono rimasta dal 2 di maggio sei giorni senza acqua e dal 16 maggio, quando è successo l’inferno, nove giorni senza luce e senza acqua e i primi tre anche senza telefono, ma era un problema della zona quindi di tutti. E’ stata dura per me in quei momenti!".
E ora? "Ho parlato con Ferri (escavatorista locale, ndr), mi ha promesso che prima dell’inverno mi aggiusta un po’ la strada, con materiale grosso e stabilizzato così se vengono due gocce io passo. Il problema è stabilizzarla e i tre geologi chiamati da me hanno suggerito tre soluzioni diverse". Quindi? "Dopo i geologi ho parlato con un esperto, viene da Udine, ha uno scavatore ragno e mi ha detto che qui in Romagna ci capiamo poco di frane, mentre in Friuli sono trent’anni che ci combattono. Mi ha detto che non faranno sondaggi, e neppure carotaggi e non faranno neppure pali o micropali perché non servono a niente. L’esperto mi ha detto che faremo dellle ‘craine’ (consolidamenti di scarpate e frane con pali di legno e sassi, ndr.)". "All’inizio non mi fidavo - dice Paola Ragazzini - poi ho fatto delle ricerche e ho capito che la strada da percorrere è proprio quella suggerita dall’esperto di Udine, quindi mi rivolgerò a lui per fare gli interventi attorno alla mia abitazione e rendere le strade più sicure, perché così non è possibile vivere".