L’alluvione è passata da cinque mesi, gli aiuti governativi non sono ancora arrivati e le imprese colpite dalla calamità si stanno rialzando contando soltanto sulle loro forze. E’ il dato emerso da un’indagine effettuata dal centro studi di Confindustria Romagna che ha coinvolto una cinquantina di attività rappresentative della manifattura e dei servizi, indicativamente il 40% di quelle che, tra le iscritte all’associazione, hanno riportato danni legati all’alluvione.
In base alle stime effettuate da Confindustria in effetti, le 130 aziende coinvolte (sul migliaio di associate) avrebbe registrato danni complessivi per 200 milioni di euro, compresi quelli legati alla mancata produzione. Il dato più eclatante riguarda il fatto che l’83% del campione non ha ancora ricevuto alcun tipo di rimborso legato ad assicurazioni o enti camerali.
Nonostante ciò, soltanto il 3% non è ancora riuscito a riprendere la produzione, a dimostrazione del fatto che gli imprenditori del territorio hanno trovato all’interno delle loro aziende le forze necessarie a risollevarsi. Oltre l’80% dei intervistati ha poi confermato di volver mantenere i programmi di investimento previsti e il 92% è riuscito a mantenere inalterata la sua forza lavoro. Soltanto l’11% prevede di accedere alla cassa integrazione.
I dati sono stati presentati in occasione di ‘Romagna Business Matching’, manifestazione organizzata a Cesena Fiera alla presenza, tra gli altri, del presidente di Confindustria Romagna Roberto Bozzi e del presidente della Piccola Industria nazionale Giovanni Baroni, referente del programma ‘gestione emergenze’ di Confindustria.
Ed è stato proprio lui a tracciare una prospettiva in ottica futura: "L’Italia deve fare i conti con un’alta concentrazione di rischi legati ai temi idrogeologici, piuttosto sismici. Serve rapportarsi a questo dato incontrovertibile e reagire di conseguenza. La maggior parte delle imprese presenti sono di dimensioni medio piccole: compito di un’associazione come la nostra è anche quello di accompagnare le aziende in un percorso di crescita che passi pure dalla maggiore consapevolezza dell’importanza di mettersi al riparo da rischi che i fatti dimostrano non essere così remoti. E’ importante essere lungimiranti e ragionare anche nell’ottica di possibili rischi da prevenire nei modi più consoni: dalla realizzazione di una protezione fisica aggiuntiva nei fabbricati, alla stipula di una polizza assicurativa. L’analisi dei rischi è imprescindibile almeno quanto l’attenzione alla digitalizzazione e alla sostenibilità ambientale".
L’ultima riflessione è stata sui mesi che ci attendono: "Siamo riusciti a ripartire, le strade sono state ripristinate. Ma cosa succederà in inverno, con la neve? Non possiamo permetterci problemi alla filiera: le piccole aziende e nei territori collinari e montani sarebbero a fortissimo rischio sopravvivenza. Serve evitare la desertificazione di quelle aree".