Bimbo annegato in piscina a Mirabeach: al via il processo a Forlì

Sono sei gli imputati tra cui i due genitori, un bagnino e tre responsabili d’area legati a Mirabeach. Chiesta la citazione civile del Parco

Il parco acquatico e nel riquadro Edoardo Bassani

Il parco acquatico e nel riquadro Edoardo Bassani

Forlì, 5 maggio 2022 - Edoardo Bassani aveva solo quattro anni quando in quel 19 giugno del 2019 era arrivato assieme ai genitori dalla sua città, Castrocaro Terme, per trascorrere un pomeriggio tra giochi e risate a ‘Mirabeach’, il parco acquatico che si trova nel contesto di Mirabilandia. La festa si era però trasformata in tragedia quando il bimbo era annegato. Per la sua morte, ieri mattina davanti al giudice Natalia Finzi è partito il processo che vede sei persone imputate per omicidio colposo in cooperazione.

Nella lista figurano i due genitori del piccolo, il bagnino cesenate all’epoca neo-maggiorenne che si trovava più vicino al bimbo. E poi uno dei responsabili della struttura, il responsabile per la sicurezza in quel settore e un coordinatore del servizio di salvataggio: ovvero coloro che avevano firmato il documento relativo all’organizzazione interna della sicurezza. Già nel corso dell’udienza preliminare davanti al gup Janos Barlotti, i genitori del piccolo (assieme ai nonni) si sono costituiti parte civile nei confronti degli imputati legati alla struttura. Il loro avvocato Giovanni Zauli ieri ha inoltre chiesto la citazione del responsabile civile, ovvero il Parco, per concorrere alle provvisionali in caso di condanna. Il giudice si è riservato la decisione in attesa della prossima udienza fissata per luglio: in quella sede verrà presa una decisione anche sull’eccezione legata a una contestata nullità del contraddittorio sollevata da una delle difese degli imputati legati al Parco.

Le indagini dei carabinieri per ricostruire l’accaduto - coordinate dal procuratore Daniele Barberini, ieri presente in aula - si sono snodate attraverso due principali passaggi tecnici: l’autopsia e le verifiche della Medicina del Lavoro dell’Ausl sull’organizzazione interna. Secondo l’esame autoptico, il bambino era deceduto proprio per "asfissia meccanica da annegamento" e non in conseguenza di un improvviso malore. Tutto registrato dalle telecamere interne in una drammatica sequenza - ora agli atti - della durata totale di circa otto minuti tre dei quali trascorsi dal bimbo con la faccia sott’acqua. Nelle immagini si vede il passaggio del bambino da una zona con l’acqua alta 30 centimetri a una in cui l’acqua raggiunge i 110 centimetri di una piscina dell’area dedicata, la ‘Laguna del Sol’.

Secondo quanto ricostruito nell’immediatezza, la madre si era allontanata forse per portare un po’ di cibo al marito, in quel momento convalescente dopo un incidente, intimando però al piccolo di rimanere lì dove si trovava. Al ritorno, lo aveva disperatamente cercato a bordo vasca girando per tre volte attorno alla piscina.