Ventotto lavoratori, di cui 11 cinesi in nero, scoperti durante il blitz della polizia in un mobilificio forlivese. È il secondo intervento, in meno di dieci giorni, che ha portato alla sospensione dell’attività di un’impresa gestita da cinesi in zona industriale. Anche questa volta è scattata l’interruzione dei lavori per violazione delle disposizioni per la sicurezza nei luoghi di lavoro. Nell’ambito delle iniziative finalizzate al contrasto dell’immigrazione irregolare e la verifica delle condizioni di lavoro, anche per prevenire incidenti, la squadra mobile della questura di Forlì e funzionari ispettivi dell’ispettorato territoriale del lavoro e dell’Inail, hanno eseguito un accesso congiunto in un poltronificio di Forlì, in zona industriale, consistente in un capannone sede di reparti di tappezzeria e assemblaggio divani. All’interno sono stati identificati 28 lavoratori, tutti stranieri (alcuni dei quali richiedenti asilo) mentre erano intenti all’assemblaggio dei divani. Alcuni lavoratori erano sprovvisti di protezione individuale e sono stati trovati materiali di risulta nelle zone di passaggio, che rendevano i luoghi di lavoro non facilmente fruibili e potenzialmente pericolosi per la sicurezza dei lavoratori, che anzi erano bersaglio di incidente ed esposti a rischio concreto per la loro incolumità. Undici lavoratori cinesi non avevano nessun contratto e nessuna formazione tanto che il datore di lavoro non è stato in grado di documentare la loro regolare occupazione, e neppure gli stessi lavoratori hanno potuto esibire alcuna documentazione attestante la propria regolare presenza al lavoro.
Viste le carenze dell’azienda, e il numero consistente di lavoratori irregolari e per salvaguardare la salute e la sicurezza dei lavoratori stessi è stato notificato un provvedimento di sospensione dell’attività di impresa con decorrenza immediata. Il capannone è stato chiuso con l’applicazione di nastro e sigilli apposti su tutti gli accessi dell’immobile.
A inizio agosto, inoltre, un’altra attività di un poltronificio gestito da cittadini cinesi era stata sospesa. La scena che era apparsa alla polizia intervenuta nell’azienda nella zona industriale di Forlì era quella di un locale fatiscente e non in regola. Al momento dell’accesso erano stati identificati quattro lavoratori stranieri, di cui uno non regolarmente assunto. Si trattava di una donna di origine cinese, che pur non risultando avere alcun contratto di lavoro, è stata sorpresa a dare disposizioni agli altri operai e a svolgere lavoro come cuoca in un locale vicino alla zona in cui gli altri operai erano impegnati in lavori di falegnameria. Durante il sopralluogo a inizio agosto è emerso un pessimo stato di igiene e di sicurezza sul lavoro con la presenza di una cucina con cibo sparso ovunque. Anche in quel caso è stato adottato un provvedimento di sospensione dell’attività di impresa e il capannone è stato chiuso con l’applicazione di sigilli dell’autorità.
Annamaria Senni