
Alcuni lavoratori del settore dell’edilizia al lavoro sotto il sole
Difficile ignorarlo: il caldo, in questi giorni, è un tema centrale e l’ordinanza appena emessa dalla Regione accende l’attenzione sul problema dei lavoratori che agiscono all’aperto. "L’aumento delle temperature è ormai un problema strutturale – afferma Maria Giorgini, segretaria generale Cgil Forlì Cesena –, per questo stiamo lavorando a livello nazionale ad un protocollo, e chiediamo al governo e al parlamento di mettere a disposizione tutti gli strumenti, perché stiamo parlando della salute e sicurezza delle persone che lavorano". E aggiunge: "Il problema interessa tutti i settori, tra cui anche gli addetti alla produzione nei reparti degli stabilimenti siderurgici, nei capannoni con scarsa ventilazione, sulle linee di montaggio e in tutti quei contesti in cui si svolgono mansioni pesanti" .
"La salute e la sicurezza dei lavoratori devono essere la priorità assoluta – commenta il segretario Generale Filca Cisl Romagna Roberto Casanova –. Chiediamo con forza che le linee guida e le nuove ordinanze regionali vengano applicate seriamente. Non possiamo permettere che i cantieri diventino luoghi di sofferenza".
"Per noi la salute non è negoziabile – rincara Marcello Borghetti, segretario Uil Emilia- Romagna –. L’ordinanza è frutto della nostra iniziativa sindacale, che ha messo la tutela della vita e della sicurezza davanti a tutto. È la dimostrazione concreta che il sindacato è uno strumento reale di protezione delle persone. Le estati roventi non sono più un’eccezione, per questo la Uil proporrà alla Regione l’apertura di un tavolo per costruire un protocollo regionale permanente capace di attivare misure di prevenzione già da maggio".
Diverso il punto di vista di Cia Agricoltori: "Ribadiamo la centralità della salute e della sicurezza dei lavoratori – sottolinea Stefano Francia, presidente regionale -, ma evidenziamo che il settore agricolo necessita di strumenti efficaci, flessibili e compatibili con la natura stagionale e climatica delle attività produttive. L’ordinanza è uno strumento eccezionale e coercitivo che dovrebbe essere riservato a situazioni di reale emergenza. Non possiamo ignorare che per l’agricoltura la sospensione del lavoro in piena campagna può causare danni irreversibili, con perdita di raccolti e gravi ripercussioni economiche. Serve, piuttosto, un approccio condiviso capace di responsabilizzare imprese e lavoratori".