
Ieri l’annuncio del sindaco: "Puntiamo al 2028. Qui grandissime eccellenze, coinvolgiamo tutti. Ne ho già parlato col ministro Giuli, domani con l’assessora Allegni: positivi i primi riscontri". .
Forlì si candida a capitale italiana della cultura nel 2028. A sorpresa, a darne l’annuncio ieri in apertura di consiglio comunale è stato il sindaco Gian Luca Zattini. Una proposta che darebbe visibilità nazionale all’intera città (e non solo), come coronamento dei forti investimenti – e anche dei grandi traguardi – da ormai vent’anni, dall’apertura del San Domenico in poi.
Il primo cittadino ha messo in fila i punti di forza della candidatura. "Siamo una città d’arte universitaria e di cultura, con un’eccellenza come le grandi mostre ospitate dai Musei San Domenico, il campus universitario, che il rettore ha definito ‘il più bello dell’Ateneo’, poi realtà teatrali con produzioni di livello nazionale e oltre, una tradizione musicale che avrà nell’Auditorium un punto di riferimento importante nei prossimi mesi, la nostra volontà del riconoscimento del liscio patrimonio Unesco", via via fino "alla storia risorgimentale che vede Forlì come luogo chiave, a partire da Aurelio Saffi, senza dimenticare, pur in tutte le sue sfaccettature, Felice Orsini a Meldola". E poi "il nostro patrimonio architettonico, la Ripa che diventerà punto di riferimento regionale in ambito archivistico, il nostro tessuto associativo e la grande tradizione industriale".
A fronte di questo pacchetto, "l’amministrazione inizierà un percorso per diventare capitale italiana della cultura 2028, quando saranno i 600 anni della Madonna del Fuoco, data importantissima per noi". Zattini ricorda che in questi anni sono state privilegiate "realtà che hanno vissuto difficoltà, come sarà l’Aquila nel 2026, colpita dal terremoto, Bergamo e Brescia dove il Covid provocò una tragedia immane, poi il tentativo importante fatto da Ravenna e Rimini". Forlì ha affrontato l’alluvione, ed è tempo di mettersela alle spalle. "Vogliamo coinvolgere tutti, e il 15 gennaio ho comunicato al ministro della cultura Giuli l’idea della candidatura. Domani abbiamo appuntamento con l’assessore regionale alla cultura Gessica Allegni per rappresentare questa nostra volontà", così da innescare "un meccanismo di condivisione a livello politico", dove maggioranza e minoranza possano giocare sullo stesso piano.
"Mi sono premunito di interfacciarmi con gli interlocutori più importanti: che si vinca o non si vinca, questo è un grandissimo stimolo per noi e per il territorio". E, pensando forse a possibili future polemiche politiche, avvisa: "Qui non ci deve mettere il cappello nessuno". Il metodo seguito finora? "Ringrazio il vicesindaco Bongiorno, che in questi mesi ha lavorato a questo percorso. Il mio, oggi, è un annuncio. Abbiamo fatto solo qualche piccolo assaggio di quello che può essere. La nostra candidatura vuole certificare la ripartenza dopo la tragedia vissuta con l’alluvione. I primi riscontri sono positivi. Ci interfacceremo con Ravenna e Rimini per capire qual è stato il loro percorso".
E apre anche ai territori vicini, com’è logico che sia di fronte alla necessità di arricchire l’offerta. "Il mio sogno è che si vada dalla Foreste Casentinesi, dal bosco di Scardavilla a Meldola, palestra del naturalista Zangheri, alla costa. Poi Artusi a Forlimpopoli, Faenza con le ceramiche, Cesena con le sue eccellenza in ambito culturale e industriale". Insomma, "deve essere un movimento che investe tutto il territorio e tutta la Romagna. Non c’è niente di definito né di certificato. Non sarà il percorso dell’amministrazione, sarà il percorso della città. Spero che si faccia una bella cosa assieme".