
Consegnato al Comune il documento contrario alla trasformazione in Asp. L’ex presidente Wilma Vernocchi critica la svolta: "No a interessi di parte. Qualcuno vuole mettere le mani sul sontuoso patrimonio della struttura".
La notizia dell’avvio dell’iter per trasformare la casa di riposo Pietro Zangheri da Ipab (Istituzione pubblica di assistenza e beneficenza) ad Asp (Azienda pubblica di servizi alla persona) ha provocato reazioni e riacceso il dibattito sulla natura giuridica e il futuro dell’ente, tra chi guarda al cambiamento come una necessaria evoluzione e chi teme un progressivo snaturamento della sua identità storica. Viene infatti già annunciata una petizione con 7.546 firme, consegnata in Comune, per chiedere il mantenimento dell’Ipab.
Tra le voci più critiche c’è quella di Wilma Vernocchi, presidente dell’Istituto fino al 2020, quando lasciò poi il testimone a Luca Zambianchi: cantante lirica notissima in città, ha inviato al Carlino un lungo intervento che esprime il proprio disappunto. Il giudizio dell’ex presidente è netto e per spiegare le implicazioni di questa trasformazione si affida a un’immagine tratta dal cinema: "La sensazione che si avverte dagli esiti dell’incontro di qualche giorno fa e dagli intenti dei vari protagonisti somiglia alla trama del famoso film del 1963 ‘Le mani sulla città’, del regista Francesco Rosi. Paragonando la situazione della Zangheri a quella raccontata nella pellicola ambientata a Napoli, sembra che si voglia condurre la struttura verso una gestione controllata, su cui potrebbero convergere interessi politici legati al consenso elettorale e sindacale con l’obiettivo di influenzare le maestranze e la gestione del sontuoso patrimonio dell’Istituto".
Il pensionato di via Andrelini è una delle poche Ipab ancora attive in Emilia-Romagna. L’Asp del Forlivese – con sede a Predappio – nasce nel 2010 dalla fusione di diversi enti pubblici di beneficenza, unificando sotto un’unica egida i servizi dedicati all’assistenza agli anziani. Tuttavia, secondo Vernocchi, questo modello rischia di allontanarsi da quell’impronta sociale che ha caratterizzato per decenni la Zangheri. "La gestione di un consiglio di amministrazione che opera senza alcun compenso ha sempre tenuto lontano qualsiasi ipotesi di interesse di parte nella gestione dell’Istituto, mantenendo quel ruolo affidabile e di familiarità che è sempre stato apprezzato dai cittadini e dagli ospiti".
Con uno sguardo al recente passato, l’ex presidente rievoca il difficile periodo della pandemia: "Non solo io e la mia direttrice siamo rimasti isolate fisicamente insieme agli ospiti, ma eravamo anche indifese dalle critiche dei sindacati che ora si ergono a paladini della struttura. Per non parlare della politica regionale assente. Solo dopo le mie dimissioni ho ricevuto, da parte del sindaco Gian Luca Zattini e dai miei più stretti collaboratori, il riconoscimento dello sforzo profuso in un momento così drammatico".
Infine, Vernocchi lancia un appello: "La mia speranza è quella che i 189 soci dell’Istituto possano comunque continuare a esprimere il loro ruolo di equilibrio e consulta alla luce delle elevatissime eccellenze che compongono l’assemblea. Senza dimenticare il rispetto dovuto ai 7.546 firmatari della petizione".
Valentina Paiano