VALENTINA PAIANO
Cronaca

Castrocaro, città dall’anima termale. Un viaggio tra le sue acque millenarie

Gli studenti della Camelia Matatia hanno scoperto la storia dell’antica struttura dedicata alla cura e al benessere. Durante la Belle Epoque, il conte Aristide Conti trasformò il paese costruendo il centro che ancora oggi conosciamo.

Gli studenti della Camelia Matatia hanno scoperto la storia dell’antica struttura dedicata alla cura e al benessere. Durante la Belle Epoque, il conte Aristide Conti trasformò il paese costruendo il centro che ancora oggi conosciamo.

Gli studenti della Camelia Matatia hanno scoperto la storia dell’antica struttura dedicata alla cura e al benessere. Durante la Belle Epoque, il conte Aristide Conti trasformò il paese costruendo il centro che ancora oggi conosciamo.

Gli antichi Romani costruivano imponenti strutture termali con vasche, saune, spazi per massaggi e aree dedicate al relax per tutti i cittadini. Anche Castrocaro, antica Salsubium, non fece eccezione, attraversata allora come oggi dal fiume Montone, nel cui territorio erano e sono presenti due formazioni litologiche molto importanti: le argille azzurre/grigie e il calcare. Questa passione si manifestò nuovamente durante l’XI e il XVI secolo: le regine di Francia per anni visitarono i siti termali europei per guarire la sterilità. La difficoltà a raggiungere i luoghi dove scaturivano le acque curative, però, costringeva spesso gli aristocratici a curarsi a domicilio.

I veri progressi si ebbero nella seconda metà del XVIII secolo, quando sembrò che le acque più lontane fossero le più efficaci, e nel Settecento quelle della Toscana divennero tappe obbligate. A Castrocaro, nel 1768, lo scienziato Giovanni Targioni Tozzetti ne analizzò le acque salse, per vedere il comportamento dei cristalli del sale ’fontano’, alcune fonti poi emanavano un odore sgradevole, di conseguenza avevano un buon potenziale. Però si trovavano a tre chilometri di distanza dal paese: la valle della Rupe dè Cozzi posizionata a Nord Ovest di Castrocaro, presentava ’un serpentino ruscello contenente un misto di acqua salina, mentre il resto era desolazione, invece più in basso pullulavano due maleodoranti sorgenti di acqua sulfurea fangosa’.

I contrabbandieri toscani, prelevavano il sale dall’acqua per poi rivenderlo oppure per uso personale, non sapendo però che conteneva bromuro di sodio che danneggiava la salute. Nel 1838 il dottor Corrado Taddei de Gravina, molto interessato alle sorgenti di Castrocaro, per la presenza di forti dosi di iodio e bromuro, ne inviava le acque ai richiedenti, limpide e pulite, in fiaschi e barili, adattissime a svariate cure. Il 1851, vide il primo stabilimento a Castrocaro, grazie al conte Antonio Marescotti, che intuì il potenziale delle acque nella Romagna Toscana, trasportate in botti nello stabilimento su carri. Le fonti, alla sua morte, vennero vendute al signor Aristide Conti, uomo dotato di non comuni capacità imprenditoriali, nato a Castrocaro nel 1836.

L’imprenditorialità termale di Conti si avviò al successo: era il 1874, fondava la Pensione Vittoria e nello scantinato, lo stesso Conti iniziò la fabbricazione dei sali iodati in panetti, estraendoli dalle acque stesse. La Belle Epoque vide i primi centri di villeggiatura per aristocratici e borghesi, con casinò, hotel, bar, parchi e tanto altro e per Castrocaro iniziò la trasformazione: da cittadina rurale a centro di turismo termale. Lo stabilimento Conti si ampliò e modernizzò, trasferendosi nella zona odierna: aperto da giugno a ottobre, si poteva raggiungere, tramite vetture che partivano da Forlì, in cinquanta o novanta minuti. Offriva diverse terapie, ma soprattutto bagni con acque salso-bromo-jodo-litiose, che sono ancora oggi le acque ginecologiche per eccellenza.

La cura idropinica, per gli squilibri metabolici, crenoterapia sulfurea, inalazioni nelle infiammazioni dell’orecchio e delle vie aeree, oltre a un innovativo metodo, il politzer crenoterapico solfureo, ideato e sviluppato presso le terme di Castrocaro, per la sordità rinogena nei soggetti ipersensibili. Per l’apparato locomotore, vennero estratti i fanghi salsoiodici dalle sorgive delle acque, poi vendute come pani. Aristide morì nel 1927, ma la famiglia ne proseguì il cammino imprenditoriale e nel periodo del Fascismo le Terme ebbero una nuova crescita perché la città diventò famosa, a livello internazionale, e popolosa, per la pubblicizzata capacità delle sue acque di rendere fertili le donne. Le strutture dello stabilimento e del suo parco ancora oggi ci parlano del coraggio e dell’intraprendenza di un periodo, quello della Belle Epoque, ben incarnati in un uomo che ha fatto di una Passione, la vita di una comunità.

Classe 3ªC