Difendersi dagli ungolati: "Ho subìto 1.500 euro di danni, mai risarciti"

"Servono recinzioni con fili a scossa elettrica, ma sono molto costose"

Difendersi dagli ungolati: "Ho subìto 1.500 euro  di danni, mai risarciti"

Il coltivatore agricolo Tarcisio Monti sul trattore della sua azienda

"Nell’annata agraria 2022 un perito del settore aveva stabilito che nella mia azienda i danni da cinghiali ammontavano a 30 quintali di grano, su un totale di circa 300 quintali dell’intero raccolto. Se si moltiplicano 30 quintali per 50 euro al quintale, il costo del grano di quell’anno, il danno dei cinghiali subito dalla mia azienda nel 2022 ammonta a 1.500 euro. Ma non mi è stato ancora rimborsato niente".

A parlare è Tarcisio Monti, coltivatore diretto dell’azienda agricola Montebevaro, in località Berleta di Rocca San Casciano, formata da circa 13 ettari di terreno coltivato a cereali, foraggio, vigna, orti e un piccolo bosco, fino ad alcuni anni fa anche agriturismo (La Sfoieria).

Tarcisio Monti, come mai non le è stato ancora rimborsato il danno subito dei 1.500 euro?

"Nell’inverno del 2022 l’Atc F04 (Ambito territoriale di caccia) ha approvato un nuovo regolamento che prevede la prevenzione dei danni da cinghiale, che va messa in pratica dagli agricoltori".

Di che si tratta?

"Di una recinzione dell’azienda o dei campi coltivati con fili a scossa elettrica, alimentati da una batteria. L’Atc fornisce fili, pali e batteria. Io avrei dovuto montare 2,5 km di recinzione proporzionata all’azienda di 13 ettari e avrei dovuto accollarmi anche la manutenzione per diversi mesi, perché basta poco per interrompere la corrente: l’erba o una ramaglia che cresce, un animale selvatico che rompe la recinzione. Ma la prevenzione si riduceva solo al recinto elettrico, molto costoso (spendendo più dei 1.500 euro) e impegnativo nel montarlo, mentre in precedenza si usavano anche altri sistemi".

Quali?

"In precedenza avevo usato anche i cannoncini, che emettevano colpi a salve e a ripetizione per spaventare gli animali, ma disturbavano anche il vicinato, tanto che il fenomeno era stato segnalato perfino ai carabinieri e non si poteva più usare. In quell’anno avevo sperimentato un altro sistema".

Cioè?

"Avevo usato dei prodotti spray repellenti, in commercio, mettendoli lungo i sentieri dei cinghiali, che non si sarebbero dovuti avvicinare, causa il cattivo odore. Ma l’Atc F04, che nel frattempo aveva cambiato il regolamento, non ha riconosciuto questo metodo di prevenzione cinghiali e la Coldiretti, cui sono iscritto, ha approvato il regolamento dell’Atc F04, senza avvertire gli associati né prima né dopo".

In conclusione, come potrebbe essere risarcito dei danni?

"Sentito un parere legale, dovrei fare una causa alla mia organizzazione agricola, che ha approvato il nuovo regolamento dell’Atc F04, senza informare i propri associati".

Quinto Cappelli