Domeniconi: "Il mio primo disco rock in italiano"

Lo storico leader dei Rebel Cats: "Ho voluto cambiare registro, qui tutti pezzi inediti, tranne uno. Il gruppo? Continuiamo a suonare insieme"

Domeniconi: "Il mio primo  disco rock in italiano"

Domeniconi: "Il mio primo disco rock in italiano"

di Sofia Nardi

È fuori su tutte le piattaforme online (e non solo) l’album da solista di Paolo Domeniconi, lo storico leader della band rockabilly forlivese dei Rebel Cats. Il titolo è ‘L’ultimo ribelle’, è distribuito dall’etichetta fiorentina Audioglobe, mixato nella sala d’incisione forlivese ‘L’amor mio non muore’, e si compone di 9 tracce, i cui testi sono stati scritti dal poeta Claudio Molinari.

Domeniconi, questo è il suo primo album da solista. I Rebel Cats si sono sciolti?

"No, assolutamente. Siamo nati nel 1983 e ancora oggi facciamo concerti, anche se la formazione è cambiata: oltre a me, l’altro componente storico è il chitarrista Stefano Prati. Ci affiancano due arrivi più recenti".

Molti forlivesi ricorderanno i Rebel Cats non solo per la loro musica, ma anche per essere stati tra gli ideatori di uno storico festival.

"Sì, il raduno rockabilly Mister Rock and Roll. Lo inaugurammo nel 1985 e proseguì poi per dieci edizioni, le prime nove a Forlì, prima nell’area sportiva dietro il cinema Odeon, poi al pattinodromo di viale Spazzoli e, infine, al parco di via Dragoni. L’ultimo anno ci trasferimmo a Ravenna. Era un festival per veri appassionati che riusciva a catalizzare in città oltre 3.500 persone, molte delle quali provenienti da altre regioni e, spesso, anche da altri Paesi europei".

Con i Rebel Cats canta cover in lingua inglese. ‘L’ultimo ribelle’ è tutto in italiano.

"Sì, ho voluto cambiare registro. Sono tutti pezzi inediti, tranne uno: ‘Gioia e rivoluzione’ degli Area".

Il genere resta rockabilly?

"Spazio molto. Diciamo che è un album rock con influenze country rockabilly".

‘L’ultimo ribelle’ è lei?

"Idealmente sì. Il titolo arriva dalla prima traccia ‘Good morning Teds’, che parla dell’assuefazione dei giovani ai social che, diciamocelo, sono tra le cose meno ‘sociali’ che esistano. Non c’è né rimpianto, né retorica: oggi è chiaro che siamo tutti più conformisti e più legati al digitale e non è facile essere giovani nel 2023. Per questo canto ‘ci salva il rock & roll’".

La musica ci salverà dal digitale?

"In un certo senso sì. La musica ad oggi è uno dei mezzi più diretti e immediati per relazionarsi e riuscire a mandare un messaggio chiaro".

Il suo disco può essere ascoltato e comprato online, ma esiste anche una versione in vinile. È una scelta precisa?

"Sì, così come lo è la foto di copertina che mi ritrae molto giovane, nel 1976, vestito da militare mentre imbraccio la chitarra indossando una maschera antigas: è datata, ma potrebbe essere stata scattata oggi. Ci tenevo che questo lavoro esistesse anche in vinile, che fosse più tangibile. Del resto direi che l’lp è proprio l’oggetto giusto per l’ultimo ribelle".