"Ero con Emergency, anche qui non è facile"

Carlo Zambianchi ha una casa proprio davanti alla chiesa dei Romiti, dove si continua a lavorare con gli stivali che riparano dal fango. È stato primario chirurgo all’ospedale di Faenza. È in pensione da vent’anni e di situazioni difficili ne ha viste tante nei dieci anni che ha lavorato per Emergency, un’attività che lo ha portato in Eritrea, Afganistan, Cambogia, Sierra Leone. "Questa situazione non è paragonabile a quelle: in quei paesi ci sono ben altri bisogni, forse tutto questo è meno grave, ma certo, anche qui, siamo in grosse difficoltà".

Quella di via Firenze è la casa abitata dalla famiglia di Zambianchi dalla fine dell’800, per tre generazioni: prima di lui, il nonno maestro elementare, poi il padre medico condotto. "Abbiamo perso in poche ore le testimonianze di una vita di studio, di lavoro, di ricordi, non solo mia, ma anche di mio nonno e di mio padre: libri, documenti, storie, scritti e anche qualche mobile d’epoca". La casa è su tre livelli: l’acqua ha iniziato a salire, intorno alle 18.30, prima dai pozzetti, dalle fogne, poi ha cominciato ad arrivare dalla strada e, alle 21, il piano terra era sommerso fino a 80 centimetri. E, con l’acqua, c’erano anche fango e argilla. Adesso, il piano terreno è stato svuotato ed è stato messo in salvo tutto quanto era possibile e lui sta dormendo in mansarda, nella camera del fratello, morto da pochi mesi. "Questa è una casa sfortunata – continua Zambianchi –: il 10 novembre del 1944 ha subito un bombardamento ed è andata quasi tutta distrutta. Mio padre, allora, l’ha ricostruita esattamente com’era. Però lui, allora, aveva cinquanta anni, io sono molto più anziano".

Ma il dottor Zambianchi non è solo: ad aiutarlo ci sono il nipote, il figlio e tanti volontari. "Stiamo tutti lavorando e con noi tanti ragazzi. C’è stato un moto di solidarietà davvero ammirevole".

Paola Mauti