
Si è abbassato ieri il sipario sul Festival del Buon Vivere che ha animato la città dal 21 settembre con incontri, laboratori e spettacoli.
Monica Fantini, ideatrice del Festival, come è andata questa quindicesima edizione?
"Benissimo, oltre ogni aspettativa: abbiamo sempre avuto il tutto esaurito, a molti appuntamenti hanno partecipato oltre mille persone e ci sono stati picchi incredibili, come quello che ha registrato Gianrico Carofiglio al San Giacomo. Quella sera – e non è stata l’unica – siamo tornati a vedere le file di persone in attesa di entrare".
Possiamo dire che siete tornati ai numeri pre-Covid? Nel 2019 il festival aveva dichiarato 100mila presenze in nove giorni: li avete eguagliati?
"Sì, senz’altro, e in alcuni casi li abbiamo superati. Per noi è stata una grande soddisfazione. Nel tempo abbiamo incontrato diverse difficoltà, ma non ci siamo mai fermati, anche perché teniamo alla coerenza: il nostro Festival parla di relazione e di vicinanza e non potevamo venir meno a quei valori nemmeno durante la pandemia, né tantomeno ora, dopo l’alluvione di maggio".
L’alluvione ha rappresentato un ostacolo anche per la vostra organizzazione?
"Sì, tutto è slittato molto in avanti nel tempo. Abbiamo anche potuto disporre di fondi minori rispetto agli anni scorsi, dato che quest’anno la scelta è stata di non ricorrere al fundraising, perché pensavamo che il maggior numero di risorse dovessero essere spese per gli alluvionati: noi stessi abbiamo fatto la nostra parte. Nonostante queste difficoltà, però, abbiamo ricevuto tanta vicinanza. Abbiamo sentito concretamente l’abbraccio di tanti enti e realtà locali che si sono messi a disposizione per dare il loro contributo, portando avanti il nostro discorso sulla sostenibilità a tutto tondo con interventi di qualità sempre altissima".
Nel tempo avete costruito una vera e propria famiglia del Buon Vivere: ci sono ospiti che tornano ogni anno, come Lella Costa e Serena Dandini. È frutto di una vostra scelta precisa?
"No: chi incontra il Festival del Buon Vivere poi vuole tornarci, tutto qua. Anche Carofiglio, al termine dell’incontro, ci ha detto: ‘capisco perché tornano tutti’. Per noi è un successo".
Il Buon Vivere conta anche su una nutrita squadra di volontari.
"Quest’anno sono stati ancora più del solito. Sono persone di ogni età, con tante storie diverse, tutti uniti dalla voglia di dare una mano per quello che sentono come il ‘loro festival’. Dovrei citarli tutti, uno per uno, ma, dato che sarebbe impossibile, faccio il nome di Serenella Vasini, che si fa carico di coordinare tutta la grande squadra del Buon Vivere, rendendola tanto efficiente da meritare i complimenti di tanti professionisti del settore".
C’è qualcosa che avrebbe voluto migliorare dell’edizione di quest’anno?
"Mi è dispiaciuto che, in alcune serate, qualcuno sia rimasto fuori. Noi vogliamo sempre mantenere l’ingresso gratuito agli eventi, ma questo a volte porta al rischio di sforare sulla capienza degli spazi. Il nostro proposito è evitare questi inconvenienti in futuro: potendo contare su fondi più cospicui, sarà possibile".
Quali sono, ora, le vostre prospettive per il futuro?
"In febbraio saremo di nuovo in Francia per parlare di questa edizione del festival: il Buon Vivere già da tempo ha catturato l’attenzione di università e realtà straniere che vogliono comprendere il nostro modello. Per quanto riguarda la prossima edizione, invece, siamo già al lavoro per pensare a un festival che sappia cogliere sempre di più l’interesse dei giovani, con i quali vogliamo consolidare una relazione di scambio reciproco, sempre con attenzione a temi cardine che portiamo avanti da sempre, quali sostenibilità, bene comune, uguaglianza e giustizia sociale".