All’interno della lista ‘Civici per de Pascale presidente, alle prossime regionali del 17 e 18 novembre, ci sarà anche il forlivese Michele Fiumi, rappresentante della lista RinnoviAmo Forlì che alle scorse amministrative aveva sostenuto nella corsa per l’elezione del sindaco il candidato del centrosinistra Graziano Rinaldini. Fiumi, che correrà quindi per un posto di consigliere regionale, ha frequentato gli scout nella parrocchia dei Romiti e da 30 anni opera come manager d’impresa del settore dell’innovazione tecnologica.
Fiumi, lei che è stato portavoce del Comitato Unitario Vittime del Fango, non pensa che l’alluvione sia diventato un tema troppo politicizzato?
"Credo che la piega propagandistica che ha preso questa vicenda sia alquanto sbagliata. Serve unità d’intenti a partire dalle istituzioni. Non esiste che un ministro accusi la Regione senza avere numeri precisi alla mano e generando notizie false. Ma non esiste neanche che si confondano le acque e le responsabilità in questo modo. La prevenzione spetta allo Stato, la manutenzione alla Regione".
Non ci sono mancanze da parte della Regione?
"Sono decenni che tutte le forze politiche sottovalutano l’importanza di mettere risorse nella tutela e sicurezza del territorio. Si è pensato alla sicurezza dei ponti solo dopo la tragedia del Morandi, sta succedendo la stessa cosa con le alluvioni".
Cosa bisognerebbe fare?
"Serve ridurre gli interlocutori su questi temi e ridurre le burocrazie per fare i lavori e distribuire i ristori. Ma servono tante risorse che solo lo Stato può dare. Le amministrazioni locali devono lavorare meglio su riduzione dei rischi e resilienza. Vanno fatti piani di emergenza efficaci, va fatta pianificazione territoriale evitando di ripetere errori fatti in passato, come occupare con case e imprese aree a rischio di dissesto idrogeologico".
Lei è stato amministratore e assessore a Cervia, la stessa città di Miche de Pescale, con cui non sempre ha condiviso le stesse idee. Perché ha scelto di sostenere de Pascale?
"Sostengo convintamente la candidatura di Michele de Pascale, che conosco da ormai vent’anni, perché lo ritengo un ottimo amministratore e ha dimostrato di saper lavorare abilmente con una larga coalizione. Aver avuto posizioni diverse in passato, non significa che sia mai mancato il rispetto e la stima reciproca. Gli ho detto che lo appoggerò con lo spirito dell’uomo libero che sono sempre stato, come lui stesso ha riconosciuto. Sono contento che le nostre strade si siano riunite in questo percorso, che mi auguro lo porti a diventare il prossimo presidente della Regione, e ho sostenuto fin dal principio la sua candidatura".
Oltre a voi, anche partiti che a Forlì hanno sostenuto il centrodestra, come Italia Viva e Azione, sostengono de Pascale. Pensa che ci possano essere ripercussioni per queste elezioni?
"La lista ‘Civici per de Pascale Presidente’ non avrà al suo interno partiti, ma solo candidati da liste civiche e dalla società civile. Altri partiti dell’area riformista hanno scelto coalizioni diverse nelle recenti elezioni locali causando dissapori e mal di pancia al loro interno; tuttavia, non sta a me giudicare le loro scelte passate e apprezzo che sostengano de Pascale. L’esperienza amministrativa di de Pascale, quale sindaco di Ravenna, e l’approccio civico della lista possono essere attrattivi per l’area moderata che a Forlì si era divisa tra Rinaldini e Zattini. Il mio obiettivo come candidato è quello di essere un riferimento indipendente, moderato, e di ascoltare tante realtà che non sempre hanno una forte voce in capitolo nel centrosinistra, ad esempio i cattolici".
Quali le proposte della lista per la Regione?
"Stiamo scrivendo il programma della lista civica di de Pascale insieme a centinaia di persone provenienti da tutta la regione. Abbiamo bisogno di immaginare la nostra regione nell’era del digitale, dei big data, dell’intelligenza artificiale e della cybersecurity. Mi immagino una regione dove si possano coordinare benessere economico e sociale attraverso un’idea policentrica del territorio, che valorizzi le eccellenze, ma le metta in rete".
Quale ruolo per la Romagna in questa Regione?
"Serve che la Romagna smetta di essere Cenerentola e diventi protagonista in regione: credo che ciò possa essere fatto riconoscendo la Romagna come Area metropolitana. Serve più coordinamento tra enti locali dello stesso territorio e servono più risorse comuni per colmare alcuni gap infrastrutturali relativamente, per esempio, a tratte ferroviarie veloci e messa in sicurezza del territorio".