Forlì, 29 novembre 2024 – Il caso Sara Pedri giunge a un punto nodale. Tre anni e mezzo dopo la scomparsa nel nulla della 31enne ginecologa di Forlì, la pm della procura di Trento, Maria Colpani, ha chiesto oggi 4 anni, 2 mesi e 20 giorni di reclusione a testa per i due medici a capo del reparto dove lavorava la ragazza, accusati di maltrattamenti in concorso e in continuazione: l‘ex primario Saverio Tateo e la sua vice Liliana Mereu. Per l’accusa Sara si sarebbe tolta la vita il 4 marzo del 2021, debilitata psicologicamente dai maltrattamenti, gettandosi nel lago di Santa Giustina, noto in Trentino come uno scoglio dei suicidi. L’auto di Sara era lì vicino, parcheggiata. Lei non c’era più e non è mai stata ritrovata.
Da quella dolorosa scomparsa s’è innescata un’inchiesta giudiziaria soprattutto grazie alla sorella di Sara, Emanuela, che ha spinto e convinto le colleghe della 31enne forlivese a parlare, scoperchiando uno scenario che la procura ha quindi tradotto in una ciclopica indagine per presunti maltrattamenti contro il personale del reparto di ginecologia e ostetricia dell’ospedale di Trento.
Dopo le quasi 10 ore di requisitoria della scorsa udienza (in cui erano state affrontate le posizioni delle 21 parti civili), oggi il pm Colpani, davanti al giudice per l’udienza preliminare di Trento, Marco Tamburrino (il processo è con rito abbreviato, e quindi con lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna), ha parlato per altre 4 ore. Analizzando ancora una volta ogni singolo episodio, ogni precipua contestazione, delineando un quadro segnato da “un malessere generale”; “pressioni psicologiche”; “esasperazione”; il personale viveva “in un stato di soggezione”: queste alcune delle frasi utilizzate dalla pm nel corso della sua requisitoria, sfociata quindi, a fine della mattinata di oggi, nelle richieste di condanna per Tateo e Mereu.
Per entrambi la pm non ha concesso alcuna attenuante nella propria richiesta, calcolando il solo sconto meramente tecnico per il rito abbreviato. Tra le 21 parti civili figura anche Sara, rappresentata dalla madre, e difesa in aula dall’avvocato Nicodemo Gentile. Per gli imputati, in aula era presente solo Tateo, affiancato dai suoi avvocati, Salvatore Scuto e Nicola Stolfi; Liliana Mereu non era in udienza; presente solo il suo legale, Franco Rossi Galante. Sia Tateo sia Mereu si sono sempre dichiarati innocenti. Entrambi ora non lavorano più a Trento.
Soddisfatta la sorella di Sara Pedri, Emanuela, dopo le richieste del pm: “Un grande risultato. Evidentemente né io né mia madre eravamo delle visionarie”. Prossima udienza, lunedì, 2 dicembre. La sentenza potrebbe giungere il 31 gennaio 2025.