I ‘burdel de paciug’ Associazioni e non solo Quella voglia di riscatto nello spalare insieme

Sono i nostri ‘angeli del fango’: tante le storie di questa emergenza. Tanti i forlivesi, ma anche arrivati apposta da altre regioni. Molti i giovani.

I ‘burdel de paciug’  Associazioni e non solo  Quella voglia di riscatto  nello spalare insieme

I ‘burdel de paciug’ Associazioni e non solo Quella voglia di riscatto nello spalare insieme

Scarponi infangati, pale, scoponi e sorrisi: sin dalle prime ore dopo l’alluvione sono stati migliaia i volontari che, in arrivo da altre città o addirittura altre regioni, si sono presi carico del problema di quanti si sono trovati alle prese con acqua alta, cantine da svuotare e melma da rimuovere il più in fretta possibile. Senza pretendere nulla in cambio, semplicemente, hanno affiancato le forze dell’ordine in una missione improba se affrontata da soli, ma già meno minacciosa insieme.

Ora che una prima fase dell’emergenza sembra terminata, le storie da raccontare sarebbero tante, impossibili da elencare una per una: ci sono i forlivesi che vivono nella parte fortunata della città che si sono subito spesi per chi, invece, ha subito i danni della piena empatizzando con un non scontato "sarebbe potuto capitare a me", ci sono gli scout che da giorni smistano scatolette di tonno e latte di fagioli negli spazi del Campostrino, ci sono le educatrici di ComunicLab che, sin dalle prime ore, hanno organizzato uno spazio sicuro per i bambini delle famiglie alluvionate, nei locali della Parafarmacia Stadium, per poter garantire loro un’oasi di giochi e coccole in mezzo al caos; poi ci sono baby calciatori o studenti che hanno aiutato allenatori e docenti. Ancora, ci sono gli oltre 800 volontari della Cgil Forlì che già dal 19 maggio, poche ore dopo l’esondazione, hanno operato nei quartieri alluvionati mettendosi a disposizione della cittadinanza ai Romiti, la Cava, via Pelacano-Isonzo e San Benedetto. Alla sede dell’Emporio della Solidarietà della Caritas il servizio è stato ripristinato nel giro di poche ore grazie a chi si è speso per ripulire i locali e salvare la merce destinata alla spesa di chi ha più bisogno, mentre nel vicino Comitato per la lotta contro la fame nel mondo sono stati salvati tanti pezzi destinati al mercatino di beneficenza il cui ricavato è destinato ai paesi poveri. In campo sono scesi anche i gruppi sportivi, come ad esempio Aics che ha operato per aiutare gli esperti a salvare le carte dell’archivio generale della città, collocato in un deposito in via Asiago, mentre continua anche la mobilitazione di atleti, tecnici, dirigenti e genitori, della Libertas Atletica Forlì. Ad imbracciare badili, scope e secchi, c’è stato anche il settore giovanile under 14 della scuola di atletica. In breve tempo gli istruttori Bellavista, Bertozzi, Collura, Giorgetti, Pasini, Rosetti e Ruggeri, hanno organizzato un esercito di piccoli volontari, ai quali si sono aggiunti genitori e nonni, per raggiungere via Pelacano, dove hanno contribuito ad aiutare gli abitanti, magari anche solo con un sorriso e qualche piccolo lavoro di pulizia.

Durante l’alluvione che colpì Firenze nel 1966 i volontari furono ribattezzati ‘Angeli del fango’, ma i giovani che hanno riempito le strade di Forlì e delle altre città colpite dall’esondazione del 17 maggio sono stati chiari: "Vogliamo essere chiamati ‘chi burdel de paciug’". Un omaggio alla Romagna e al suo dialetto e a una filosofia schietta e concreta, con i piedi sempre ben saldi a terra, anche quando a terra c’è solo acqua putrida.