"I miei primi 40 anni, un bilancio... da ridere"

Tutto esaurito per lo spettacolo di Andrea Delogu venerdì 14 al Piccolo "Raccolto il mio percorso in chiave comica e mi piace improvvisare".

"I miei primi 40 anni,  un bilancio... da ridere"

"I miei primi 40 anni, un bilancio... da ridere"

di Sofia Nardi

E’ già sold out, ‘40 e sto’, lo spettacolo di Andrea Delogu che si terrà venerdì 14 aprile alle 21 al teatro Il Piccolo. Lo show, ideato dall’attrice stessa insieme a Rossella Rizzi e scritto insieme ad Alberto Caviglia e Giovanna Salvatori è un mirabolante viaggio che si propone di raccontare la vita, i pensieri e le aspirazioni che – almeno in una certa misura – accomunano le donne alla soglia dei 40 anni, tra crisi e rinascita e, soprattutto, tante risate.

Andrea Delogu, cosa ci dobbiamo aspettare dal suo show?

"Si tratta del mio percorso raccontato in chiave comica, a partire da quando ero bambina per arrivare alla mia età: 40 anni".

Un’età simbolica?

"Sì, perché è un’età che in qualche modo ci chiede di fare un bilancio, di fare i conti con quello che ci hanno insegnato da piccole e con quello che vogliamo da noi stesse".

Parla al femminile. I quarant’anni di una donna sono diversi da quelli di un uomo?

"Innegabilmente. La società ci stringe attorno maglie strette, pretende da noi cose che non chiede agli uomini".

Quali?

"Ad esempio di vederci già risolte, con una posizione sicura, idee chiare e, soprattutto, con una famiglia nostra. Se a quarant’anni ci si ritrova single c’è sempre qualcuno che ti dice ‘e chi ti vorrà ora?’. Lo hanno detto anche a me, perciò so di cosa parlo".

Tutto lo spettacolo, quindi, è autobiografico?

"Sì, lo è, ma è anche generazionale. In fondo a teatro si cerca una storia nella quale riconoscersi e io penso che, in buona parte, i miei ricordi siano i ricordi di tutte le donne che hanno più o meno la mia età".

Lei parla di tematiche importanti, eppure cerca il sorriso. Ci riesce sempre?

"Direi di sì. Penso che se non ridiamo siamo fottute. O è una commedia, o è una tragedia, e io ho scelto la commedia".

Quella con ‘40 e sto’ è la sua prima esperienza in teatro. Cosa l’ha spinta a buttarsi?

"La voglia di mettermi alla prova con qualcosa di nuovo e la possibilità che mi offre il teatro di cambiare lo spettacolo ogni volta che se ne sente il bisogno. Il mio spettacolo, ad esempio, cambia di data in data, mi regolo sulle reazioni del pubblico e improvviso un po’. È un’esperienza di incontro reciproco molto stimolante".

Lei è nata in Romagna, conosceva già Forlì?

"Non c’ero mai stata, ma ho un bel ricordo legato alla città: ho imparato la regola degli accenti grazie al cartello ‘Forlì’ all’uscita dell’autostrada. Quando viaggiavo con i miei e incontravo quel cartello, pronunciavo ‘Forli’ e i miei genitori mi spiegavano come si leggesse quel trattino misterioso sulla lettera i. Mi fa molto piacere avere l’occasione di salire sul palco del Piccolo per sentire tutto l’affetto che mi sta trasmettendo la mia Romagna".