I nostri cervelli al lavoro Torre di controllo hi-tech o recupero di satelliti: il futuro è made in Forlì

I nostri cervelli al lavoro  Torre di controllo hi-tech  o recupero di satelliti:  il futuro è made in Forlì

I nostri cervelli al lavoro Torre di controllo hi-tech o recupero di satelliti: il futuro è made in Forlì

di Matteo Bondi

Si guarda alla luna – in questo caso non la nostra, ma Titano che ruota intorno a Saturno – ma anche alla terra: come far atterrare in piena sicurezza gli aerei in piste con scarsa visibilità, con un occhio di riguardo alla sostenibilità delle missioni spaziali e, quindi, ci si interroga anche su come poter recuperare i satelliti ormai vecchi diventati rottami spaziali.

Sono solo alcuni dei progetti portati avanti dai dottorandi che frequentano il corso ‘Aerospace Science and Technology’ (Scienze e tecnologie aerospaziali) al polo universitario di Forlì e che sono riuniti in questi giorni, insieme a una sessantina di altri colleghi di varie università da tutto il mondo, al Centro Universitario di Bertinoro. "In caso di scarsa visibilità – spiega Marzia Corsi, studentessa al secondo anno – abbiamo progettato un’interfaccia uomo-macchina, che permette ai controllori di volo di ‘vedere’, attraverso un visore portato agli occhi, i dati e le statistiche dei voli in arrivo o partenza sulla pista, guardando fuori dalle finestre della torre di controllo".

In pratica, tutti i dati che arrivano di solito sui computer dei controllori di volo, saranno disponibili e visibili come proiettati sulle vetrate. "In condizioni di scarsa visibilità si parla di una sorta di ‘realtà aumentata’, che permette al controllore di visualizzare la pista e tutti i dati dei vari voli, come se li vedesse dal vivo, senza dover controllare il monitor". Un progetto sviluppato insieme a Enav e che ha visto concludersi da poco una prima fase teorica. "Ci stiamo interfacciando con la torre di controllo di Forlì per poter procedere con verifiche sul campo".

Alzando ancor di più lo sguardo verso il cielo, si possono andare a incrociare vari satelliti artificiali che orbitano intorno alla terra: la loro navigazione autonoma in prossimità di altri corpi è la materia di studio e lavoro di Alessandro Lotti: "Poter approcciare un satellite o anche un rottame spaziale – spiega il dottorando – è molto importante. Ci permetterebbe di poter far proseguire la vita di satelliti ormai desueti, anche solo potendo rifornirli di propellente o aggiustando loro parti. In più sarebbe anche possibile eliminare dalle orbite vari rottami che possono, sempre più, diventare un pericolo per le missioni spaziali".

Nel polo aerospaziale di Forlì si studiano anche le analisi radio provenienti dalla sonda Cassini nella sua missione su Titano, una delle lune di Saturno. "Dati che svelano parte dei misteri del nostro sistema solare, ma che potrebbero dirci anche cosa aspettarci dalla sonda Juice appena partita alla volta di Giove. Lavoriamo con un’equipe internazionale", spiega Giancorrado Brighi, dottorando al secondo anno. Quello che una volta sembrava essere appannaggio dei film di fantascienza, diventa sempre più realtà a due passi dalla pista del Ridolfi.