L’assessore alla cultura Valerio Melandri era finito nella bufera a causa della mail promozionale del suo libro, inviata al suo indirizzario di posta lo scorso 20 maggio, quando Forlì lottava con le prime conseguenze dell’alluvione (e dopo il caso Langone legato al premio Verzocchi). Qualche anonimo aveva stampato la mail e l’aveva affissa in giro per la città, sovrastata dalla scritta: ‘smarrita la sensibilità dell’assessore’. Nel mirino c’era il tema della mail, dove Melandri cercava un aggancio tra il fango che riempiva le strade e l’importanza di imparare come condurre una buona raccolta fondi, aggiungendo anche un link per l’acquisto del suo libro. L’assessore, anche direttore del master universitario in ‘fundraising’, da allora era sparito dalle scene, mentre fonti attendibili parlavano di dimissioni mai accolte dal sindaco Gian Luca Zattini. Ieri, la prima uscita pubblica dopo il caso.
Melandri, ha deciso di non procedere con le dimissioni?
"Non le ho mai date".
Vuole dire che non ha mai chiesto al sindaco di sollevarla dal suo incarico?
"Voglio dire che nessuna dimissione è mai stata protocollata".
Ha, comunque, preso in considerazione l’idea?
"Ne avrò parlato, ma agli atti non c’è nulla di ufficiale. Comunque, in quel caso, avrei dimostrato di non essere attaccato alla poltrona, no?".
Cosa l’ha spinta quantomeno a valutare l’idea di lasciare l’assessorato?
"Ho ricevuto una vigliaccata pazzesca. Mi riferisco ai volantini con su scritto sciacallo".
Sui volantini c’era scritto ‘smarrita la sensibilità dell’assessore’.
"Ce n’erano anche con su scritto ‘sciacallo’, o comunque il messaggio era quello. Uno sciacallo è un ladro. Io, invece, sono una persona che si occupa di fundraising e si vede: il Comune, grazie alla raccolta fondi che abbiamo organizzato, ha già avuto oltre 500mila euro in donazioni e probabilmente arriverà a un milione".
È per l’accusa di sciacallaggio che ha pensato di abbandonare?
"Ho tre figli e non voglio che debbano vedere la foto di loro padre accostata a un’accusa simile".
Invierebbe ancora la mail?
"No. Ho sbagliato le parole. Non l’ho riletta con attenzione, del resto eravamo in emergenza. Tornando indietro userei altri termini e parlerei anche della donazione".
Quale donazione?
"Rinuncio ai diritti d’autore delle prime mille copie vendute per devolverle al Comune. Io recepisco l’8% di diritti e il prezzo di copertina è 20 euro, quindi donerò 1.600 euro. Vede come sono esplicito? Quando si organizzano raccolte fondi bisogna essere trasparenti fino in fondo, ed è proprio questo quello che volevo dire nella mia mail".
Era un monito per chi dona?
"Sì, ma anche per chi organizza le raccolte. In emergenza saltano fuori decine di raccolte fondi, ma alla fine noi cosa sappiamo? C’è anche chi dice ‘una parte del ricavato sarà donata’… sì, ma quale parte? La mia mail serviva a invitare all’attenzione sia chi dona sia chi organizza. Certo, in contesti simili un buon libro che possa fungere da guida è utile. Tutto qua".
Ora intende proseguire con il suo incarico?
"Sono abituato a portare a termine gli impegni che prendo".
Sofia Nardi