Il ciclone, l’esperto "Un evento estremo tipico delle nostre simulazioni climatiche"

Gianmaria Sannino (Enea): "Anche invertendo la rotta delle emissioni gli effetti del cambiamento climatico rimarrano tra noi molto a lungo. Il territorio non era pronto a gestire simili quantità d’acqua".

Il ciclone, l’esperto  "Un evento estremo  tipico delle nostre  simulazioni climatiche"

Il ciclone, l’esperto "Un evento estremo tipico delle nostre simulazioni climatiche"

"Quello della Romagna è esattamente il tipo di evento estremo che abbiamo in mente quando parliamo di evento estremo". Gianmaria Sannino, responsabile del Laboratorio di Modellistica climatica e impatti dell’Enea - agenzia nazionale nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile è – da anni fra i ricercatori impegnati a decifrare il clima di un futuro che di colpo è diventato presente.

Sannino, un evento senza precedenti come l’alluvione della Romagna diventerà un precedente?

"Il fatto che questi livelli di pioggia siano sostanzialmente inediti nella storia climatica d’Italia non deve trarci in inganno. Alluvioni di questa portata ebbero luogo fra Germania e Belgio meno di due anni fa. Pochi giorni prima che la Romagna sperimentasse questi allagamenti in Spagna era in corso un’ondata di calore anomalo anch’essa in qualche modo storica".

Tutti conoscono la relazione fra CO2, effetto serra e aumento delle temperature; meno nota è quella tra CO2 ed eventi estremi.

"Un’atmosfera più calda è in grado di trattenere più acqua, e quindi di causare rovesci più intensi. Ma non è tutto: l’altro grande elemento è la circolazione dell’atmosfera: oggi il sistema climatico dispone di più calore, e dunque di più energia. Uno degli effetti è che si sta indebolendo l’anticiclone delle Azzorre: è uno dei motivi per cui ci troviamo davanti a condizioni meteorologiche che non riconosciamo più. È difficile relazionare il singolo evento estremo al cambiamento climatico, per via delle molte variabili in campo, ma quello che si è abbattuto sulla Romagna è appunto l’evento estremo tipico delle nostre simulazioni climatiche".

L’inondazione è arrivata fino in centro a Faenza.

"Ci siamo trovati davanti a una quantità di pioggia imponente, mai vista prima, abbattutasi su un territorio assolutamente non pronto a gestire simili quantità d’acqua".

La soluzione che ha salvato Ravenna, e cioè l’allagamento di ettari di campi, dovrà diventare strutturale?

"Quando si parla di adattamento non possiamo più riferirci a dati su un clima che non c’è più. Personalmente ritengo che le soluzioni puramente ingegneristiche non siano sufficienti da sole, che insomma vadano affiancate ad altre guidate invece dalla natura dei luoghi".

C’è chi si domanda se non sia il caso di ripristinare le zone umide bonificate nel ’900.

"Dobbiamo domandarci quanto conviene continuare a tenere in vita porzioni di pianura che altrimenti sarebbero paludi, e quanto ci costa farlo. Quanta energia consumano quelle centinaia di idrovore, e come viene prodotta? Quello che a metà Novecento poteva essere un sistema efficiente oggi potrebbe non esserlo più. Questo perché è difficile immaginare cosa sia il cambiamento climatico finché non ti si rovescia addosso. Incontro agricoltori che non sanno più quando seminare, che mi chiedono quando finirà la crisi climatica. Anche invertendo la rotta delle emissioni, molti effetti del cambiamento climatico rimarranno tra noi per decenni, o secoli".

Ad esempio l’innalzamento dei mari, non è così?

"Quelli del mare sono tempi lunghissimi. Finora gli oceani hanno immagazzinato il 93% del calore causato dall’effetto serra. Ma non lo fanno gratis: il calore li sta dilatando, e dunque il mare si sta alzando. Pochi hanno evidenziato come le acque che dai fiumi della Romagna stanno defluendo verso la foce stiano incontrando un Adriatico che è già 25 centimetri più alto che nel recente passato".

E aumenterà ancora.

"Quando si discute di adattamento sarebbe bene essere chiari: a cosa intendiamo adattarci, a un Adriatico che aumenterà di 40 centimetri, o invece di 80 Si tratta insomma di decidere quanto ancora vogliamo che il clima terrestre si riscaldi. Fino a che le emissioni di CO2 rimarranno a livelli sostanzialmente incontrollati non avremo neppure circoscritto il problema".

Filippo Donati