Fare i conti con il cambiamento climatico e progettare una ricostruzione che non si limiti a ripristinare quanto è andato distrutto, ma che sia orientata a sviluppare un’azione di adeguamento del territorio a fenomeni ‘fuori misura’. È questo, tra quelli emersi nel corso del convegno dal titolo ‘Dall’alluvione alla ricostruzione’, l’argomento più battuto dai relatori intervenuti, con la consapevolezza di dover ripensare allo sviluppo e alla manutenzione del territorio con parametri del tutto nuovi. Altro tema emerso mercoledì sera: l’arretratezza del sistema normativo regionale, che rallenta la transizione ecologica.
Il convegno è stato organizzato da ‘Idee per la sinistra’, l’associazione nata nel dicembre scorso con l’obiettivo, o l’ambizione, di diventare un laboratorio di idee per la sinistra romagnola. La sala del Consiglio provinciale, in piazza Morgagni, era piena e, accanto agli amministratori e ai politici, c’era un gran numero di residenti dei quartieri colpiti dal disastro. Un pubblico attento, ordinato, ma che si è fatto sentire con applausi convinti quando qualcuno dei relatori ha messo l’accento sulle criticità degli interventi finora realizzati nel dopo alluvione.
E quella più sentita è costituita dai ‘ritardi’: nell’erogare le risorse a famiglie e imprese e anche nella ricostruzione e messa in sicurezza di strade e frane, con i mancati interventi che, con l’arrivo dell’inverno, saranno più complessi. "Il senso dell’iniziativa è interrogarci su quello che è accaduto a maggio e su quali iniziative mettere in campo per la ricostruzione", spiega la giovane Alice Casadei, coordinatrice dell’associazione. E poi, l’affondo: "Si stimano almeno 9 miliardi di danni, è stato previsto un intervento per 4,5 miliardi e finora ne è arrivato solo uno".
Tra i relatori, l’assessore regionale all’agricoltura Alessio Mammi e, in collegamento a distanza, la vicepresidente e assessora all’ambiente Irene Priolo, che snocciola alcuni dati del disastro: 23 fiumi esondati e 36mila frane. Erano presenti il sindaco di Forlì, Gian Luca Zattini, quello di Cesena e presidente della Provincia Enzo Lattuca, che ha esortato a "non fare l’errore di dimenticare presto, come si sta facendo con l’importanza del sistema sanitario una volta superata l’emergenza Covid". Presenti anche il primo cittadino di Ravenna e presidente della provincia Michele de Pascale, il sindaco di Modigliana Jader Dardi, che mette l’accento sulla scarsità di dipendenti e figure tecniche nel suo Comune, sottolineando quanto questo renda particolarmente difficile qualunque intervento sul territorio.
Alessio Mammi, assessore regionale all’agricoltura, ha sottolineato quanto quello agricolo sia il settore più danneggiato dai cambiamenti climatici con "3mila aziende colpite nel territorio". E quantifica in un miliardo i costi degli interventi da realizzare, con una disponibilità di fondi che attualmente non supera i 315 milioni. "Sono preoccupato dalle procedure che si sono scelte che allungano pericolosamente i tempi di realizzazione delle opere".
Il sindaco di Forlì, unico amministratore di centrodestra tra gli intervenuti, ha fornito un quadro degli interventi da realizzare: "Stiamo lavorando con tutto il territorio e dobbiamo chiedere ai tecnici cosa dobbiamo fare: come intervenire sui fiumi, sapendo che le casse di espansione previste non bastano, abbiamo realtà che devono tornare demaniali. I sistemi fognari vanno ripensati, va tutelata la montagna e bisogna intervenire sulle frane: abbiamo progettato migliaia di interventi. Su questo non devono esserci divisioni tra sinistra e destra". La Romagna vive "una dignitosa disperazione" dice il ravennate Michele de Pascale. E chiede alla Regione "un tavolo per la messa in sicurezza".
Con il ruolo di moderatore, c’era Federico Morgagni, di Forlì e Co. Ha aperto il convegno Vasco Errani, ex presidente della Regione e tra i fondatori dell’associazione (si è commosso nel ricordare Giovanni Bissoni, già suo assessore). Ha fornito alcuni elementi di lettura dei fenomeni atmosferici il fisico e meteorologo Carlo Cacciamani: aumento anomalo della temperatura, con cicli di siccità e piogge torrenziali. "È necessario tagliare le emissioni di gas serra e passare con decisione alle energie rinnovabili – dice illustrando i grafici –. Inoltre, bisogna intervenire per ridurre i danni e cioè costruire, innovare, sviluppare con l’aiuto delle giuste competenze".