
Duomo stracolmo per l’ultimo saluto al fisioterapista Fabrizio Borra. La commozione di famigliari, amici e colleghi. Don Valzania: "È stato un dono per tutti". I figli: "Era amore, passione e talento".
Dolore profondo e intenso. Ma anche costernazione per ritrovarsi a dare l’ultimo saluto ad un uomo di 64 anni che aveva fatto di tutto per far stare bene gli altri. Tutti sapevano che non stava bene ma erano altrettanto certi che Fabrizio avrebbe superato questa prova, perché le persone come lui non possono lasciarci.
Al funerale di Fabrizio Borra, fisioterapista, ma anche qualcosa in più, di tanti grandi personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo e persone comuni, scomparso domenica mattina per una forma tumorale al cervello che lo aveva colpito quasi 13 mesi fa, aleggiavano questi sentimenti. In una chiesa del Duomo strapiena (circa 700 persone), con anche diverse file di sedie aggiunte dietro alle classiche panche di legno, si sono celebrate le esequie di questa persona buona, generosa, che aveva una missione nella vita: quella di dare tutto agli altri attraverso la sua attività di fisioterapista sempre all’avanguardia. E sia quelli che hanno affollato la chiesa, sia i tantissimi che non c’erano ma che si sono fatti vivi con messaggi ("Ne devo leggere ancora 300", ha confessato il figlio maggiore Luca) e telefonate, hanno voluto dirgli almeno grazie. Grazie per quello che ‘Fabri’ ha costruito e ha trasmesso a tutti coloro che entravano in contatto e in sintonia con lui.
Alle 14.49 il feretro è entrato nella cattedrale. Sulla bara di legno chiaro una composizione di fiori bianchi e una foto di Fabrizio sorridente e accanto un disegno dedicato al nonno dai suoi nipotini. Nella sua omelia Don Loriano Valzania ha ricordato Fabrizio come "un maestro, un dono, un educatore nel lavoro ed in famiglia, sempre presente nel momento del bisogno e sempre un passo indietro nel momento del successo con un sorriso che significava semplicità ed accoglienza. Ora, come diceva Don Oreste Benzi, per Fabrizio la morte è chiudere gli occhi su questa terra e riaprirli nel cielo di Dio".
Toccante il messaggio dello staff di ragazzi e ragazze del Fisiology, in lacrime e con indosso la maglietta grigia da lavoro, letto da Giulia Limonetti: "Ciao Fabri, sei stato un precursore grazie alla tua geniale irrequietezza. Eri apparentemente schivo, ma nascondevi un grande cuore. La tua assenza oggi è un atto di fiducia nei confronti del tuo braccio destro Nicola e di tutti noi di cui ti ringraziamo. Una cosa ti promettiamo: che la grande famiglia del Fisiology sosterrà con tutte le sue forze Enia, Luca e Daniele".
"Ci hai insegnato la lealtà, l’onestà e l’amicizia e in famiglia c’eri sempre anche quando non c’eri. Alla mamma penseremo noi e l’ameremo come tu ci hai insegnato a fare. Che fortuna averti avuto, papà", ha detto il figlio Daniele. E Luca ha aggiunto: "Papà era amore, passione, talento e dedizione. Papà è nato per aiutare il prossimo, per lui non era lavoro, era missione. Nel 2007 ha deciso di aprire una struttura tutta sua, innovativa, una pazzia per quegli anni, ma lui ci ha sempre creduto, voleva aprirla a tutti i costi e voleva svilupparla insieme a noi. E direi che ci è riuscito alla grande. Ha sempre creduto in noi e ci ha sempre spronato perché come diceva lui se vuoi fare questo lavoro bisogna sempre aggiornarsi, provare, fare e mai fermarsi. Ora ovunque tu sia veglia su di noi e dacci la forza per portare avanti quello che tu hai iniziato". Don Loriano Valzania ha detto che "Dio non fa preferenze quando chiama a sé i suoi fratelli". Ed è un peccato perché se le avesse fatte Fabrizio Borra sarebbe ancora qui con noi.