
Mentre il centro storico di Tredozio è quasi deserto, animato in parte da camion e mezzi dei Vigili del fuoco che controllano edifici pubblici e case , la zona del palazzetto dello sport ferve di intensa vita. Qui, infatti, non ci sono solo decine di volontari della Protezione civile provinciale e dell’attivissimo gruppo locale formato dai giovani del paese, ma anche quasi tutte le istituzioni del paese trasferite in blocco: uffici comunali, ufficio postale, palestra attrezzata da dormitorio con un centinaio di brandine-letto, integrate con tende del campeggio e da domani si riempiranno anche le grandi nove tende-scuola con circa 90 bambini e ragazzi delle scuole dell’infanzia, primaria e medie. Insomma, il paese si è spostato verso l’area sportiva Le Volte, dotata di palazzetto dello sport, piscina, campeggio, area camping per camper, che i sindaci dell’ultimo quarantennio, in modo lungimirante, hanno attrezzato per il tempo libero e oggi è di grande utilità per le emergenze.
Alcuni sfollati in attesa del pranzo preparato dai volontari della Protezione civile nella cucina da campo, raccontano la vita nella palestra-dormitorio. Edoardo Poggiolini di 95 anni, qui con la moglie Elena Ferrini di 83, racconta la notte passata in bianco seduto sempre sulla sedia: "Per passare il tempo, invece di contare le pecore, ho contato quanti concittadini hanno passato la notte sulle brandine: ben 50. Io non ho chiuso occhio e la notte è stata lunga. Ma almeno qui mi sentivo al sicuro e non avevo paura. Ho sentito le scosse di terremoto delle ore 3 e delle 5.45, perché ho guardato l’orologio. Poi all’alba, man mano che qualcuno si svegliava, ho dato il buongiorno". Aggiunge la moglie Elena: "Io, invece, ho dormito bene dalle 10 alle 4 del mattino".
Maria Gurioli, detta Dolfina, 84 anni, ci tiene a precisare che è venuta al palazzetto dello sport "non perché la mia casa sia inagibile, ma per paura delle scosse, come tanti altri tredoziesi". Aldo Graziani, 91 anni, una vita passata come operaio factotum del Comune, ha dormito nella roulette della Protezione civile con la badante. "Ma – precisa – mi sono svegliato due volte, quando le scosse del terremoto si sono fatte sentire abbastanza forte". La conversazione passa ai ricordi e alle parentele incrociate, quando arriva la dottoressa di famiglia Alessandra Govoni: "Sono venuta a trovarvi per sapere se tutto va bene".
Alcuni chiedono le ricette per le medicine, altri si alzano per fare due passi più in là con la dottoressa per parlare delle proprie cose. La dottoressa dopo un po’ saluta sorridente e rassicurante: "Sono in ambulatorio tutti i martedì e giovedì. Ma state tranquilli: passerò anche da voi anche solo per salutarvi".
Il nuovo ‘centro del paese’ si anima anche di giornalisti, fotografi ed inviati delle tv nazionali e locali che non fanno fatica a raccogliere testimonianze, anche perché i tredoziesi hanno una gran voglia di esorcizzare la paura raccontando "un’avventura della quale proprio avremmo fatto volentieri a meno, dopo la pandemia, l’alluvione e le frane". Durante le piogge torrenziali di maggio, infatti, il paese era rimasto isolato per oltre due settimane, collegato solo con gli elicotteri delle forze dell’ordine. "Questa volta – commenta la sindaca, Simona Vietina, l’instancabile animatrice dei suoi concittadini – speriamo che gli aiuti arrivino presto, perché ne abbiamo tutti grande bisogno".