Il sogno di Luca, 18enne autistico "Corro verso i Giochi paralimpici"

Il mezzofondista: "Mi alleno al campo ‘Gotti’ con la Libertas". In passato escluso perché ’troppo intelligente’

Il sogno di Luca, 18enne autistico  "Corro verso i Giochi paralimpici"

Il sogno di Luca, 18enne autistico "Corro verso i Giochi paralimpici"

di Fabio Gavelli

Sale sul treno a Bellaria, arriva a Forlì, si fa a piedi il tragitto dalla stazione fino al campo di atletica ’Carlo Gotti’ e si allena con gli altri mezzofondisti della Libertas Atletica Forlì. Luca Venturelli, 18 anni compiuti lo scorso agosto, indossa da qualche mese la maglia biancorossa. È un atleta e un ragazzo speciale. Del giovane bellariese si è infatti parlato per la sua esclusione dagli ultimi campionati europei paralimpici di atletica leggera, con indosso la casacca azzurra della nazionale. A Luca è stata certificata infatti una forma di autismo, ma secondo le discutibili regole internazionali paralimpiche non può gareggiare perché ha un quoziente d’intelligenza troppo alto, molto superiore al 75 fissato dalle normative. I criteri però sono in fase di revisione e potrebbero lasciare una porta aperta per il futuro.

"La mia grande passione per l’atletica è nata casualmente – dice Venturelli – . Da piccolo facevo fatica a relazionarmi con gli altri e i miei genitori hanno pensato che un ambiente sportivo potesse facilitarmi. Così ho iniziato in pista con l’allenatrice Elena Borghesi, della Libertas Rimini. Un po’ alla volta, è emerso che potevo anche fare delle gare".

Poi, nel corso del 2022, il balzo fino a Forlì. "A Rimini c’era carenza di mezzofondisti. Tramite Loris Cappanna, il campione italiana di maratona, non vedente, ho saputo del gruppo della Libertas Forlì. Sono allenati da Judit Varga, con lei mi sono trovato subito molto bene così come con gli altri ragazzi, che tra l’altro corrono davvero forte".

Anche Luca sa il fatto suo. Tanto da aver conquistato i titoli italiani per la categoria allievi negli 800 e nei 1500, degli atleti paralimpici. Partecipa a gare Fidal (cioé con i cosiddetti normodotati) e della Fispes, la federazione degli sport paralimpici, dagli 800 ai 3 mila metri. "La mia specialità però sono i 1500, che avrei dovuto fare agli Europei dell’anno scorso. Ho un personale di 4 minuti e 11“, ma confido di scendere sotto i 4’ e 10“".

Al mattino il giovane mezzofondista prende l’autobus per andare a Santarcangelo, sede dell’Istituto tecnico commerciale Molari; il tempo di pranzare, quindi lo spostamento in treno a Forlì per allenarsi, poi verso sera il ritorno a casa, dove lo attendono i compiti. "Sì, conciliare queste attività è impegnativo, ma è un sacrificio che sono pronto ad accettare – continua Venturelli – . Credo che impegnandosi si possano raggiungere grandi traguardi".

Il primo di questi obiettivi pareva a un passo: Luca appartiene infatti alla categoria paralimpica T20, il suo autismo è classificato di livello 1, "ad alto funzionamento". Accompagnato nel suo percorso dai genitori, il padre Fabrizio e la madre Cristiana, aveva nel mirino gli Europei. Ma nella primavera scorsa i test eseguiti a Roma, nella sede del Comitato paralimpico italiano, hanno dato il verdetto: quoziente di 97, molto più alto rispetto al 75 che consente l’accesso alle gare internazionali. Bene sotto un aspetto, non per un altro.

Ma Luca Venturelli non si scoraggia, anzi. Intanto scenderà di nuovo in pista anche questo fine settimana, a Padova, per una prova sui 3 mila metri indoor, con altri juniores. "Spero con tutto il cuore di riuscire a partecipare alle Paralimpiadi, in futuro. Mi hanno già detto che forse non sarà possibile per il 2024, ma nel 2028 dovrei farcela".