
Il progetto di legge regionale sulle fonti rinnovabili llustrato dal consigliere: "Si indicano le aree idonee e non"
Nelle settimane scorse la giunta regionale dell’Emilia-Romagna ha dato il via libera al progetto di legge dove si fissano i criteri per individuare le aree idonee, ordinarie e non idonee alla costruzione degli impianti industriali di Fonti di energia rinnovabile (Fer). Questa legge mira a individuare i siti in cui dovranno essere prodotti ben 6,3GW di energia rinnovabile come contributo dell’Emilia-Romagna agli 80GW che si prevedono come produzione a regime nazionale entro il 2030. Ed ecco come queste progetto di legge viene spiegato da Daniele Vabonesi, consigliere regionale, vice presidente della commissione Politiche economiche, già sindaco di Santa Sofia.
Valbonesi, entriamo subito nello specifico delle norme. Cosa decide il progetto di legge? "La legge individua per gli impianti eolici e fotovoltaici le aree idonee (superfici di edifici, parcheggi, aree dismesse, terreni entro i 300 metri dalla rete autostradale, terreni entro i 500 dalle aree industriali), quelle non idonee (aree protette, crinali, siti storici) e quelle ordinarie (realizzazione consentita con criteri specifici). Il percorso della legge prevede sin da subito incontri con gli stakeholder, approfondimenti e audizioni nelle commissioni coinvolte, ma al momento dopo la sentenza del Tar del Lazio il procedimento si è fermato".
Cosa è accaduto? "Il Tar del Lazio ha bocciato il decreto del ministero dell’Ambiente riguardante le aree idonee per la produzione di energia rinnovabile e impone al Governo di emanare entro 60 giorni norme più stringenti alle Regioni, in quanto la troppa autonomia delle medesime sul tema degli impianti industriali per energie rinnovabili ha creato una differenziazione marcata tra territori anche confinanti".
Quindi, tutto fermo? "In attesa del pronunciamento finale abbiamo però deciso come commissione di procedere con le audizioni".
Qual è la posizione della Regione sugli impianti eolici in Appennino come quello di Montebello per Modigliana, Rocca S. Casciano e Tredozio, e di Badia del Vento al confine della Val Marecchia? Qualche anno fa non fu contraria a quello del Monte Giogo di Villore, vicino all’Acquacheta. "La linea della Regione sulle autorizzazioni di impianti eolici sui crinali è ora chiara, ovvero andare avanti con i progetti sull’Appennino rispettando i vincoli paesaggistici esistenti a sicurezza della popolazione, per fini ambientali, conservazionistici, turistici, sociali ed economici che non possono essere ignorati".
In particolare su Montebello? "È in corso la valutazione da parte del ministero. La Regione, vista la legge sulle ‘aree idonee’, valuterà quelle che fanno parte della ‘carta dei dissesti’ e quindi pure il territorio di Montebello".
Sull’agrofotovoltaico in pianura? "La nostra proposta di legge prevede che gli impianti non possano utilizzare più del 2% del territorio comunale e l’1% della superficie agricola utilizzata (Sau)".
Lei è comunque favorevole alle energie rinnovabili? "Assolutamente si. Se vogliamo realizzare la transizione e sostituire le fonti fossili non possiamo sempre dire di no a tutto: un parco eolico o fotovoltaico non è meno estetico di una centrale elettrica o dei tralicci dell’alta tensione e a differenza di questi non trasmette energia da fonti fossili, ma produce in autonomia energia pulita che significa non solo tutela dell’ambiente, ma pure progressiva indipendenza energetica dalle importazioni di petrolio e gas naturale, condizione primaria per evitare le impennate su bollette e carburanti che tuttora mettono in ginocchio famiglie e imprese".