Si tratta di un meteorologo, di un ingegnere idraulico e di un geologo. Tutti sono del politecnico di Milano in ragione di una scelta precisa: individuarli fuori dai confini regionali. Toccherà a un collegio di esperti di settore capire se l’alluvione che nel maggio dell’anno scorso ha flagellato la Romagna, fosse prevedibile. E, nel caso, se le conseguenze fossero prevenibili.
La procura di Ravenna ha dato incarico nei giorni scorsi ai tre nell’ambito del fascicolo aperto a suo tempo dal procuratore capo Daniele Berberini contro ignoti per disastro colposo. Chiaro che se le conclusioni degli esperti dovessero puntare verso precise responsabilità penali, ecco che solo allora potrebbero partire i primi avvisi di garanzia. Anche se ciascuna procederà autonomamente con le proprie consulenze, la decisione della procura ravennate è maturata dopo vari contatti e scambi di informazioni nei mesi scorsi con quella forlivese: del resto si tratta delle due province romagnole più colpite da frane e inondazioni.
Quello voluto da Ravenna, potrebbe essere uno dei primi studi in assoluto di questo tipo visto che il fenomeno che ha interessato il territorio romagnolo, è stato così ampio che risulta difficile trovare qualcosa di analogo. Per certo i tempi non saranno brevi: la documentazione raccolta dagli inquirenti tra verbali, fotografie, filmati, bollettini ed esposti di cittadini, è monumentale e gli accertamenti tecnici si preannunciano complessi. Un vasto lavoro insomma che sarà di impronta sia scientifica che amministrativa per il quale potrebbero essere necessari diversi mesi. Nel Ravennate sono stati sette i morti censiti dalla Prefettura, più uno a inizio maggio; altri tre a Forlì.
I fascicoli prevedevano l’ipotesi di omicidio colposo contro ignoti (modello 44). Ma a suo tempo, dopo varie verifiche, era stata chiesta archiviazione in buona sostanza per tre motivi: erano stati lanciati molteplici avvisi per quella furia che si stava abbattendo sull’intero territorio. E l’invito per le aree più a rischio, era stato perentorio. In quanto ai soccorsi, c’erano stati e, nei limiti del possibile in quelle condizioni meteo, avevano cercato di salvare quante più vite possibili.
Andrea Colombari