VALENTINA PAIANO
Cronaca

"Iniziai negli anni ’70: era normale. Giusto vietarlo, problema culturale"

Biondi, ex consigliere comunale: "Ho provato a dire basta, cerco di limitarmi"

Biondi, ex consigliere comunale: "Ho provato a dire basta, cerco di limitarmi"

Biondi, ex consigliere comunale: "Ho provato a dire basta, cerco di limitarmi"

Lauro Biondi, classe 1954, ex consigliere comunale, prima nelle fila del Partito Repubblicano poi in quelle di Forza Italia nella prima giunta Zattini. A vent’anni dall’introduzione della legge Sirchia, ripercorre la sua lunga esperienza da fumatore e i cambiamenti che la norma ha imposto: dalle sigarette accese da giovane alle abitudini quotidiane, profondamente influenzate dal divieto.

Biondi, da quanto fuma? "Ho iniziato all’età in cui ho potuto disporre dei soldi: avrò avuto 14 anni. Parliamo degli anni ’70: fumare era normale ed evocava un senso di libertà. Il contesto era molto diverso allora. Andando avanti negli anni sono arrivato a superare abbondantemente il pacchetto al giorno".

È riuscito a diminuire? "Ci ho provato ma senza convinzione. Il cardiologo a ogni controllo si raccomanda di non fumare ma mi è rimasto solo questo vizio. Cerco comunque di controllarmi e limitare i danni".

In che modo? "Fumo le sottili e non arrivo mai al consumo totale fino al filtro. Cerco di disciplinarmi limitandomi a 15 o 20 sigarette al giorno".

Ha provato le elettroniche? "Non le ho mai utilizzate, dubito possano offrire lo stesso gusto di una sigaretta tradizionale. Inoltre, ho letto che anche quelle hanno controindicazioni che mi hanno fatto desistere".

Rammenta la sua reazione quando è stata introdotta la legge Sirchia nel 2005? "Ricordo bene il giorno in cui la norma è entrata in vigore. Mi è persino capitato, distrattamente, di entrare in un locale pubblico con la sigaretta accesa, ma me ne sono accorto subito. All’inizio ho pensato: ‘Porca miseria, non posso più fumare dove voglio’. L’impatto fu notevole, con molte lamentele iniziali, ma il miglioramento per tutta la comunità era innegabile".

Quindi, pur essendo un fumatore, è favorevole alla norma? "Chiunque abbia un minimo di senso civico è d’accordo. Credo però che il problema vada affrontato da un punto di vista culturale. Bisogna informare sui danni che può causare, non solo a se stessi, ma anche a chi subisce il fumo passivo, a partire dai giovani nelle scuole e in famiglia. C’è un cortocircuito evidente e difficile da scardinare: il monopolio del tabacco è gestito dallo Stato. Se si smettesse di venderlo i benefici dal punto di vista sanitario sarebbe enormi".

Valentina Paiano