
Cristina Marchesi è stata anche direttrice sanitaria dell’Ausl di Modena
e Marco Bilancioni
A partire dal 1° luglio Cristina Marchesi sarà la nuova direttrice generale dell’Irst di Meldola. Prenderà il posto di Lorenzo Maffioli, che, dopo aver dato disponibilità a rimettere l’incarico a fine aprile insieme agli altri vertici, ha deciso di dimettersi.
La situazione è maturata dopo che sono emerse alcune criticità sul piano economico-finanziario a carico dell’istituto romagnolo di ricerca e cura dei tumori. Nel dettaglio, il bilancio 2023 dell’Irst è stato formalmente chiuso in pareggio, ma ha potuto contare in modo significativo su "fonti di finanziamento non strutturali", come donazioni, contributi derivanti dal cinque per mille e da eredità. Una condizione che, come evidenziato nel rendiconto depositato, ha sollevato interrogativi sulla sostenibilità economica dell’istituto. Tra gli elementi di fragilità, c’è il volume delle prestazioni sanitarie fornite ai residenti romagnoli che ha superato quanto previsto dall’accordo di fornitura con l’Ausl. Pur avendo quest’ultima rispettato gli impegni presi, le risorse disponibili non sono state sufficienti a coprire l’intera attività svolta. Per far fronte a questa situazione, nel 2024 l’Azienda Sanitaria ha previsto un incremento "in via eccezionale" dell’accordo pari a 2,6 milioni di euro rispetto a quanto inizialmente stabilito.
Cristina Marchesi, 63 anni, ha guidato l’Ausl Irccs di Reggio Emilia come direttrice generale dal 2020 fino al pensionamento, avvenuto a gennaio di quest’anno. Laureata in Medicina e Chirurgia, è entrata nei quadri dirigenziali dell’azienda reggiana nel 1991. Tra il 2013 e il 2015 ha ricoperto il ruolo di direttrice sanitaria all’Ausl di Modena. Nel corso della sua carriera si è occupata anche di oncologia, coordinando all’inizio degli anni Duemila l’organizzazione, la comunicazione e la valutazione epidemiologica dello screening mammografico nella provincia di Reggio Emilia.
Marchesi non sarà l’unico volto nuovo dell’Irst. È praticamente scontato l’addio del presidente Fabrizio Miserocchi (che è anche direttore dello Ior): traghetterà l’istituto fino all’approvazione del bilancio, per poi mettere in pratica le dimissioni già offerte un mese fa e far spazio al successore. Il punto è chi. Non ha trovato consensi unanimi la figura di Luca Zambianchi, oculista, già presidente della casa di riposo ‘Zangheri’, con ruoli di peso nelle fondazioni bancarie. Ed è sfumata la pista che portava a Maria Chiara Carrozza, ex ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel governo Letta (2013-2014) e, fino a pochi giorni fa, presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). Carrozza dovrebbe avere un nuovo incarico nel mondo dell’università e non ha accettato la proposta meldolese.
I due nomi riflettono anche due idee diverse di come interpretare il ruolo del presidente (che viene tradizionalmente indicato dai soci privati dell’istituto): una figura di prestigio, con contatti nazionali ad alto livello (come fu l’ex ministro della Sanità Renato Balduzzi nel 2013), oppure una personalità che funga da traghettatore, che si curi di ricucire i rapporti.
Ad ogni modo, "cambierà l’organizzazione, non l’assetto", dice uno di coloro che segue da vicino la partita del nuovo corso dell’Irst. Anche giovedì, nell’incontro che ha chiuso il suo primo mandato da presidente della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì (che è socia dell’Irst), Maurizio Gardini ha ribadito che il ruolo del cosiddetto ‘privato sociale’ (Ior e fondazioni) non va toccato. Nel frattempo, si discute anche della carica di direttore scientifico, affidata ad Antonio Normanno.