
Nicola Normanno è di fatto sotto esame: gli è stato chiesto un report sull’attività scientifica e di ricerca. Anche lui si era detto disponibile a lasciare: sarebbe il terzo dei vertici a saltare in pochi mesi.
Un vertice dopo l’altro, l’Irst cambia pelle. Ora, sul tavolo, resta solo il nodo della direzione scientifica. Nel consiglio di venerdì scorso – il primo presieduto da Luca Zambianchi dopo la riorganizzazione – è stata formalizzata la richiesta al direttore scientifico, Nicola Normanno, di redigere una relazione dettagliata sull’attività di clinica e di ricerca dell’Istituto. Il documento dovrà includere anche le azioni di rilancio già avviate e sarà al centro di un prossimo confronto a cui parteciperà la nuova direttrice generale Cristina Marchesi (che ricopriva lo stesso ruolo all’Ausl di Reggio Emilia prima di andare in pensione), il cui arrivo è previsto il 15 luglio.
La richiesta arriva in seguito alla disponibilità espressa da Normanno a dimettersi dal ruolo. Secondo fonti interne autorevoli, proprio la relazione costituirà la base per un giudizio sull’operato e potrebbe aprire la strada a un ulteriore avvicendamento: il terzo nel giro di pochi mesi.
Anche se Normanno non si occupa minimamente di conti, il contesto in cui si inserisce questa valutazione è quello di una crisi economico-finanziaria che da alcuni anni pesa sull’Istituto meldolese, dovuta anche alla mancata copertura delle prestazioni eseguite sui residenti romagnoli da parte dell’Ausl Romagna, perché fuori dall’accordo di fornitura. Sebbene i bilanci degli ultimi due esercizi si siano chiusi in pareggio, il risultato è stato raggiunto grazie a fonti di finanziamento non strutturali, come donazioni e cinque per mille nel 2023 e un esborso straordinario di 2,3 milioni di euro da parte dell’Azienda sanitaria nel 2024. Altri 2,5 milioni di "proventi straordinari" sono citati nel documento previsionale per il 2025. La sfida della sostenibilità dell’Istituto, fondato dall’oncologo forlivese Dino Amadori, è ora quella di razionalizzare i costi e trovare nuove risorse, con un piano di risanamento triennale dal 2025 al 2027.
Stando a quanto trapelato, tra i nomi emersi per un possibile passaggio di consegne con Normanno ce n’è uno noto: Giovanni Martinelli, già direttore scientifico dell’Irst dal 2018 al 2024. Dopo la parentesi romagnola, è tornato in università dove attualmente è professore associato di Ematologia all’Istituto Seràgnoli dell’Università di Bologna, afferente all’Irccs Sant’Orsola-Malpighi, dove si occupa di leucemie acute e croniche. L’Alma Mater fa parte dei soci pubblici maggioritari nella compagine dell’Irst ( insieme a Regione, Ausl Romagna e Comune di Meldola) e vedrebbe con favore un cambio nella direzione scientifica.
Valentina Paiano