SOFIA NARDI
Cronaca

La casa di Palmezzano in vendita. Comprata dal municipio nel 1987: sempre vuota, impossibile da usare

Cicognani: "Stima di 350mila euro. Valorizzarla? Servirebbero molti lavori di riqualificazione". L’ex assessore Zelli: "Lì era previsto un museo delle ceramiche. Poi la Sovrintendenza cambiò idea".

Cicognani: "Stima di 350mila euro. Valorizzarla? Servirebbero molti lavori di riqualificazione". L’ex assessore Zelli: "Lì era previsto un museo delle ceramiche. Poi la Sovrintendenza cambiò idea".

Cicognani: "Stima di 350mila euro. Valorizzarla? Servirebbero molti lavori di riqualificazione". L’ex assessore Zelli: "Lì era previsto un museo delle ceramiche. Poi la Sovrintendenza cambiò idea".

A molti, probabilmente, non è mai capitato di alzare lo sguardo verso la casa che appartenne al celebre pittore rinascimentale Marco Palmezzano, ma senz’altro tutti ne hanno ammirato la parte sottostante. L’edificio (il nome originario, in realtà, è ‘casa Palmeggiani’), infatti, si trova proprio sopra la loggia medioevale più antica e caratteristica di Forlì, la cosiddetta ‘Loza de’ pont de’ brocch’ di corso Garibaldi: le sue colonne a goccia terminano in una rosa a quattro petali scolpita nella pietra, un unicum architettonico in città. Ora quell’appartamento, di proprietà comunale, sarà messo in vendita.

"Il Comune effettuò l’acquisto il 29 giugno 1987 per una spesa di 150 milioni di lire – ripercorre l’assessore Vittorio Cicognani, che ha la delega al Patrimonio immobiliare – e nelle motivazioni si legge che lo si voleva utilizzare ‘per il potenziamento di un servizio culturale e sociale’. In realtà l’immobile, che include due appartamenti e un garage, è sempre rimasto in stato di abbandono". Da qui la decisione di vendere: "Noi non riusciremmo a farne nulla, anche in considerazione della mole di lavori che servirebbero per riqualificarlo. La stima di valore che abbiamo fatto è di 350mila euro, ma il prezzo di vendita finale potrebbe variare".

Nel 1987, quando l’edificio fu acquisito dal Comune, Gabriele Zelli aveva la stessa delega di Cicognani oggi (il Patrimonio) nell’amministrazione Zanniboni. E ricorda bene i fatti: "L’acquisto fu frutto di una contrattazione in tutta fretta con il proprietario perché la Soprintendenza ci aveva dato l’ok per realizzare in quegli spazi il museo delle ceramiche nell’ambito di un’ipotesi che allora si stava portando avanti, ovvero quella di un secondo polo museale: al centro palazzo Gaddi, che veniva aperto quotidianamente per consentire di vedere il museo del Risorgimento, il museo del Teatro e il museo della civiltà contadina. In quel periodo, infatti, si pensava ancora che al San Domenico sarebbe stato realizzato il teatro su progetto dell’architetto Maurizio Sacripanti".

L’acquisto avvenne in due fasi molto vicine nel tempo: prima l’appartamento di Palmezzano, affacciato sulla loggia, e poi un appartamento concomitante e una rimessa. "Avevamo già cominciato a lavorare al progetto di recupero – va avanti Zelli - quando la Soprintendenza fece dietrofront e ci scrisse che mancavano le condizioni di sicurezza necessarie. Cercammo di capire quali lavori specifici ci fossero richiesti, ma non ci fu niente da fare". Così il progetto si arenò e, in seguito, fu completamente dimenticato. "Quell’appartamento – prosegue Zelli – è stato la sede di Lotta Continua fino al suo scioglimento, alla fine del 1976. Poi fu acquisito da un privato, Tiziano Tampellini, che la lasciò sfitta, come poi è rimasta fino ad oggi. Una ventina d’anni fa vi fu rifatto il tetto e risistemata la facciata, mentre gli interni non sono stati toccati, ma hanno comunque perso totalmente i loro connotati originari a causa dei numerosi interventi di ristrutturazione a cui l’edificio è stato sottoposto nel corso dei secoli". Una precisazione: benché la casa sia appartenuta alla famiglia di Palmezzano, l’artista a quanto pare non vi ha mai abitato.

La scelta di vendere, però, va in qualche modo in controtendenza rispetto alla proposta recentemente avanzata dall’associazione culturale Metropolis: "Avevamo avuto l’idea di valorizzarla – racconta il presidente Marco Colonna –, magari tributandole il giusto prestigio con mostre o iniziative culturali dedicate alla memoria dell’artista. La stessa proposta da parte nostra, del resto, vale per tutti i forlivesi illustri dei quali teniamo a preservare il ricordo. Sulla modalità si può ragionare: se il Comune ha valutato di vendere lo avrà senz’altro fatto per valide ragioni, ma sarebbe comunque importante almeno apporre un’epigrafe e questa proposta la avanzeremo anche al proprietario che subentrerà".