
Lilia Casali, insieme alle sue amiche, diede vita alla struttura che rivoluzionò la consapevolezza delle donne: "Allora acquistare la pillola creava disagio".
L’1 gennaio 2025 è stata una data importante nella vita di Lilia Casali. Non solo ha compiuto 75 anni, ma ha anche ricordato con un misto di legittima soddisfazione e orgoglio, i 50 anni dall’inaugurazione del primo consultorio femminile dell’Aied (Associazione Italiana Educazione Demografica) per la città di Forlì nella struttura di via Valzania messa a disposizione dalla Provincia. Se in città 50 anni fa nacque una struttura di questo genere bisogna dire grazie al movimento ‘Alternativa Femminista’ che aveva in Lilia Casali, Daniela Capponcini, Daniela Vignazia, Rosaria Delton, Franca Cicognani, Mariolina Coppola e Rita Briganti le principali ideatrici e organizzatrici.
Lilia e le sue amiche cavalcarono l’onda del movimento femminista che all’inizio degli anni ‘70 aveva fornito nuovi stimoli e consapevolezze alle donne e che stava attraversando quasi tutto il mondo. Era la fine del 1973 quando Lilia, per sostenere l’esame di ‘sociologia’ al Dams, lesse diversi libri sulla condizione femminile: "Quelle letture mi aprirono un mondo, così proposi a due amiche, Capponcini e Vignazia, di creare un gruppo che chiamammo ‘Alternativa Femminista’. Ricordo ancora, sulla spinta nazionale e sul fervore che c’era per il referendum sul divorzio del 12 e 13 maggio ‘74, il mio primo comizio sul palco di piazza Saffi nella primavera 1974. Il gruppo ebbe un notevole successo, altre ragazze si unirono a noi e in breve tempo il numero aumentò. Anche perché il referendum sul divorzio portò con sé una serie di ragionamenti e riflessioni sulla disparità nel rapporto uomo-donna: il minor potere della donna in ambito lavorativo, il mancato riconoscimento del lavoro casalingo e altre importanti temi".
L’idea di dar vita ad un consultorio che regolasse il controllo delle nascite nacque quasi spontaneamente: "Prima di iniziare quella che ci sembrava una grande avventura, anche se agivamo come volontarie, seguimmo diversi corsi preparatori tenuti dal dottor Lamio che dovevano rappresentare la base per colloqui e consulenze verso le ragazze e le donne che si sarebbero rivolte a noi". L’idea ebbe un notevole successo: "In tre anni bussarono alla nostra porta 4.000 donne e il consultorio fu per anni l’unico posto a Forlì dove una donna potesse avere informazioni sui metodi contraccettivi. Erano anni in cui entrare in farmacia per acquistare ‘la pillola’ creava un certo disagio". Dopo tre anni, quasi alla fine del 1977, Lilia – il nome deriva da una poesia di D’Annunzio che suo padre lesse prima di sposarsi e in cui compariva la parola lilium, giglio in latino – e le sue amiche passarono ad altre esperienze, ma il consultorio continuò a vivere portato avanti da ragazze più giovani.
Oggi, 50 anni dopo, Lilia con umiltà riconosce che lei e le sue amiche qualche merito nel miglioramento della condizione della donna lo hanno avuto: "Se penso che in quegli anni c’erano molti uomini che sostenevano che le donne fossero meno intelligenti, credo di aver fatto qualcosa di utile per favorire una sorta di mutamento sociale. I passi in avanti sono stati tanti: oggi gli uomini non si sentono sminuiti se fanno la spesa, danno una mano in casa o cambiano il pannolino ai bambini". Ma c’è ancora qualcosa in cui migliorare: "Mi amareggia vedere che il femminismo viene inteso come emancipazione e non come liberazione. L’emancipazione è ciò che i colonizzatori consentono ai popoli colonizzati, la liberazione è tutt’altra cosa. Le donne soldato o le donne in politica ad esempio, non sono donne libere, ma emancipate che è un fatto ben diverso".
Stefano Benzoni