
Roberta Cappelletti ha raccontato la sua carriera dagli esordi a 14 anni sino ad oggi. Poi ha intonato ’Romagna Mia’ e tutta la platea ha cantato quello che è divenuto un vero inno.
In una giornata di festa per i 140 anni del Resto del Carlino, ieri corso della Repubblica si è trasformato in un grande salotto a cielo aperto. Tra gli ospiti dell’appuntamento anche Roberta Cappelletti, ‘regina del liscio romagnolo’, che ha ripercorso le tappe principali della sua carriera, dagli esordi fino ai progetti attuali.
Una carriera lunga, avviata con determinazione: "Ho iniziato a soli 14 anni, venivo da Predappio: ero una bambina. Ho esordito con l’orchestra ‘La Vera Romagna di Nicolucci e Bergamini e nel 1979 sono entrata a far parte della grande orchestra del maestro Vittorio Borghesi – racconta –. Nel 1994 ho debuttato con una mia orchestra, la prima capo-orchestra donna. Da lì, è iniziato un grande successo".
Da allora, Cappelletti ha portato la tradizione musicale romagnola ben oltre i confini locali, facendo tappa in teatri e piazze di tutta Italia e anche all’estero. Al Carlino confida: "Io mi emoziono, ancora oggi, ogni volta che salgo sul palco a cantare. Nonostante il timore iniziale, sono un tipo coraggioso e non mi tiro indietro". L’artista è da tempo anche promotrice di progetti per le nuove generazioni: "Sono impegnata come docente con CosaScuola Music Academy a formare i giovani al folklore romagnolo. Spesso i ragazzi si stupiscono della fatica e della complessità a cantare e suonare questo tipo di musica – prosegue –. Uno degli esempi più riusciti è l’Orchestra Santa Balera, ensemble di under 35, nato grazie al Mei di Faenza e a Cosascuola, che è arrivata a esibirsi fino al palco di Sanremo nel 2024".
Il liscio guarda anche al futuro con un progetto ambizioso: il riconoscimento come Patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco. Forlì è in prima linea nel supportare attivamente questo sogno con il festival Cara Forlì, che ogni anno trasforma piazza Saffi in una grande balera sotto le stelle. Nel 2025, la musica popolare continua a parlare al cuore delle persone, pur confrontandosi con i tempi moderni: "Il liscio – sottolinea Cappelletti – continua ad appassionare le persone perché ti fa sentire a casa. Ad esempio, Romagna Mia è tradotta in tante lingue, dal dialetto al cinese".
Per concludere il suo intervento, Cappelletti ha intonato dal vivo, con la sua voce inconfondibile, la prima strofa e il ritornello della celebre canzone di Secondo Casadei. Un invito spontaneo che ha coinvolto tutti i presenti, uniti in coro sulle note dell’inno più amato di Romagna. Una manciata di versi è bastata a trasformare l’incontro in qualcosa di più di un semplice momento celebrativo, riuscendo a rievocare ricordi, radici e una memoria condivisa.