
Wania Qureshi, 13 anni, studentessa di origini pakistane, frequenta la classe 3ªB alle medie di Cusercoli
Wania Qureshi, 13 anni, studentessa di origini pakistane frequentante la classe 3ªB alle medie di Cusercoli è stata premiata al Salone del Libro di Torino nell’ambito del concorso ‘Lingua Madre’ per il racconto ‘Questa sono io...’ selezionato per la pubblicazione nel libro ‘Lingua Madre Duemilaventicinque. Racconti di donne non più straniere in Italia’, che uscirà in autunno. "Wania è nata in Italia – precisa la professoressa di lettere, Giovanna Ciaramaglia, che ha avuto un ruolo decisivo nel convincere la studentessa a mettersi in gioco –. Nel suo racconto è sempre centrale il tema della multiculturalità, unito al senso di appartenenza alla propria terra d’origine e all’importanza dell’integrazione".
"Il mio testo – spiega l’autrice – è un racconto autobiografico un po’ romanzato in cui parlo di integrazione e differenze culturali, sottolineando l’importanza della scuola, della famiglia, dell’amicizia e del rispetto reciproco. Sono nata in Italia e vivo a Cusercoli e vivere in questo borgo è stato molto importante per me perché ho avuto l’opportunità di conoscere molte persone e di essere accettata da tutti fin da piccola. Da bambina ho frequentato la scuola dell’infanzia statale dove mia madre faceva la cuoca e questo ha fatto sì che mi potessi inserire facilmente".
Col tempo però Wania ha capito che c’erano con gli altri coetanei alcune differenze fisiche (il colore della pelle) e culturali (la religione, il cibo, i vestiti, le espressioni gergali) e questo l’ha portata un po’ ad allontanarsi e a chiudersi. "Mia mamma indossava vestiti pakistani molto colorati, larghi, coprenti e con lunghe sciarpe, mentre le donne italiane vestivano abiti aderenti con colori meno accesi. Io preferisco vestirmi all’occidentale anche quando vado in Pakistan, anche se non porto mai calzoncini corti o magliette scollate. In Pakistan l’Islam è religione di Stato e influenza tutta la vita delle persone. L’obbedienza ai genitori, il rispetto nei confronti dei miei fratelli maggiori e in generale verso il prossimo è fondamentale".
La riservatezza e la mancanza di contatto fisico nei confronti degli altri l’avevano resa più distaccata verso i compagni, la timidezza gli aveva impedito di confrontarsi con loro, specie con i maschi. "Per fortuna la scuola mi ha aiutato ad uscire da questo stato, il mio successo scolastico e la disponibilità nei confronti degli altri mi hanno fatto accettare dai compagni e tolto dall’isolamento. Molto importanti sono stati i lavori di gruppo sia in classe che a casa. I miei amici hanno capito – conclude – che la mia chiusura era paura e riservatezza, e io ho capito che i loro atteggiamenti esuberanti e qualche espressione linguistica troppo esplicita non faceva di loro dei cattivi ragazzi. La mia speranza è che la mia cultura di origine e la cultura italiana si fondano e facciano emergere le loro qualità migliori".
Oscar Bandini