REDAZIONE FORLÌ

La Tonelli uccisa per la sua Africa. Quando disse: "Amo l’umanità ferita"

Era il 5 ottobre 2003 quando un commando sparò alla missionaria laica appena premiata dall’Onu per il suo impegno a favore dei profughi. Aveva fondato un ospedale per tubercolosi, ciechi e sordi.

La Tonelli uccisa per la sua Africa. Quando disse: "Amo l’umanità ferita"

Annalena Tonelli, nata a Forlì nel 1943, dopo il liceo classico e la laurea in giurisprudenza, e dopo sei anni di servizio ai poveri della sua città nel ‘Casermone’, nel 1969 partì per l’Africa grazie alle attività del Comitato per la lotta contro la fame del mondo, che lei stessa aveva contribuito a fondare e che proprio quest’anno festeggia i sessant’anni di attività. Aveva solo 25 anni, ci sarebbe rimasta fino al 5 ottobre 2003: vent’anni fa, quando fu uccisa a colpi di fucile da un commando islamico.

Inizialmente Annalena lavorò come insegnante in una scuola superiore governativa a Wajir, nell’estremo nord-est del Kenya. Le precarie condizioni igienico-sanitarie locali la spinsero ad approfondire le sue conoscenze mediche: conseguì certificati e diplomi di controllo della tubercolosi in Kenya, di medicina tropicale e comunitaria in Inghilterra, di cura della lebbra in Spagna, e nel 1976 divenne responsabile di un progetto pilota dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per la cura della tubercolosi nelle popolazioni nomadi. Nel 1984, le denunce pubbliche di Annalena aiutarono a fermare la violenta repressione sui somali dell’esercito del Kenya, paese che la missionaria fu poi costretta ad abbandonare. Si spostò allora in Somalia, prima a Merca, dove nel 1995 fu assassinata la dottoressa della Caritas Italiana Graziella Fumagalli, e poi a Borama, nel Somaliland.

Diede vita a un ospedale con 250 posti letto, una scuola di educazione speciale per centinaia di bambini sordi, ciechi e disabili, un programma contro le mutilazioni genitali femminili (infibulazione), si dedicò alla cura e alla prevenzione dell’Aids, all’assistenza ai fuori casta, agli orfani e ai poveri. Nel giugno 2003 fu insignita del prestigioso premio Nansen dall’Alto Commissariato Onu (Nazioni Unite) per i Rifugiati in virtù dell’assistenza ai profughi. Pochi mesi dopo fu assassinata.

Così Annalena presentava la sua opera e la sua esperienza in un convegno sul volontariato svoltosi nel 2001 in Vaticano: "Scelsi di essere per gli altri, i poveri, i sofferenti, gli abbandonati, i non amati, che ero bambina, e così sono stata e confido di continuare fino alla fine della mia vita. Volevo seguire solo Gesù Cristo. Null’altro mi interessava così fortemente: Lui e i poveri in Lui… Io impazzisco per i brandelli di umanità ferita, più son feriti, più sono maltrattati, più di nessun conto agli occhi del mondo, più io li amo. Questo non è un merito, è un’esigenza della mia natura". In una storica intervista del 21 giugno 2003, nella sua Forlì, Annalena disse: "Sono una donna con una fede incrollabile, rocciosa e questo per grazia di Dio. Potevo essere rimasta in Italia o in qualsiasi altro buco del mondo. Non ha assolutamente importanza, perché ciò che conta è amare".

Alessandro Rondoni