L’appello al governo "Azzerare i contributi a chi ha già pagato gli operai agricoli"

Mauro Neri, presidente Confcooperative Romagna: "Non basta la sospensione, non c’è solo il danno del mancato raccolto. Frutteti e vigneti finiti sott’acqua sono da togliere e ripiantare".

L’appello al governo  "Azzerare i contributi  a chi ha già pagato  gli operai agricoli"

L’appello al governo "Azzerare i contributi a chi ha già pagato gli operai agricoli"

di Quinto Cappelli

"Non chiediamo la sospensione, ma l’annullamento dei contributi sulle giornate per gli operai agricoli". Mauro Neri, presidente di Confcooperative Romagna, avanza questa richiesta al Governo, che per ora ha concesso la sospensione dei contributi previdenziali pagati dalle aziende agli operai agricoli, con i vari provvedimenti del Consiglio dei ministri.

Presidente Neri, perché questa ulteriore richiesta al Governo?

"Premetto che è già tanto anche la concessione della sospensione dei contributi, ma un vero aiuto è l’azzeramento degli stessi a chi ha già pagato gli operai agricoli per il lavoro degli ultimi sei mesi".

In pratica?

"Se prendiamo gli ultimi sei mesi, migliaia e migliaia di coltivatori diretti hanno già pagato gli operai agricoli per potare le piante, sistemare i frutteti e i terreni per la raccolta della frutta e degli ortaggi. Ma la raccolta non ci sarà, perché spazzata via dall’alluvione e dal maltempo. Quindi…".

Quindi?

"Visto che abbiamo già pagato giustamente gli operai, chiediamo almeno di non pagare i contributi previdenziali allo Stato su quelle giornate lavorative, che sono molto alti, intorno alla metà dello stipendio. Non lo chiediamo solo per i danni della mancata raccolta di frutta, ma anche per i gravi danni dei frutteti o vigneti finiti sott’acqua che, con l’arrivo del caldo e con mezzo metro di melma secca, moriranno e saranno da togliere e ripiantare".

Quanto costerà, per esempio, ripiantare un ettaro di vigneto o di frutteto di albicocche e pesche, di cui la Romagna è fra i primi produttori in Italia?

"Anche 50mila euro. Ma non è finita qui. Bisognerà coltivare di nuovo i frutteti per tre anni prima che producano frutto".

Un esempio?

"Nel Feantino-Ravennate potrebbero trovarsi in queste condizioni 15milioni di piante da frutto, in migliaia e migliaia di ettari. E con quali conseguenze?"

Provi a dirlo lei.

"Imprevedibili. Di sicuro andremo incontro a minor produzione di frutta, aumenti di prezzi e perdita di canali commerciali, rimpiazzati da altri Paesi, fra cui Spagna, Marocco e Turchia".

Di che numeri stiamo parlando fra le 600 confcooperative della Romagna, suddivise in varie federazioni, fra cui l’agricoltura?

"Di colossi come Agrintesa e Conserva Italia nel ravennate, Orogel a Cesena, Caviro, Cantina Forlì Predappio e Pollo del Campo nel forlivese. Sì, anche la Pollo del Campo a Santa Sofia è stata ferma per l’interruzione delle strada a causa delle frane. Tutto l’agroalimentare della Romagna rischia di essere messo in ginocchio, con tutta la filiera collegata: raccoglitori della frutta, trasformazione, trasporti. All’orizzonte si affaccia un altro rischio ancora maggiore".

Quale?

"L’abbandono della campagna e dell’intero territorio sia in pianura sia in collina e montagna. Chi ha oltre i 50 anni troverà la forza di rialzarsi? Di investire 50mila euro l’ettaro per rifare i frutteti e i vigneti? O altre produzioni particolari, come i kiwi nella valle del Marzeno-Tramazzo di Modigliana? Quindi la nostra richiesta di azzerare almeno i contributi agli agricoltori sarebbe un provvedimento non solo economico, ma sociale e culturale di incoraggiamento per la ripresa, sia per gli agricoltori della pianura per sconfiggere l’alluvione sia per quelli della collina e montagna per risistemare le strade e le frane".