Mancano sei mesi ma è già tantissima l’attesa per la mostra del 2025 che sarà allestita presso i Musei San Domenico di Forlì e, dopo anni di crescenti successi, il pubblico è già pronto per ‘Il Ritratto dell’Artista. Nello specchio di Narciso. Il volto, la maschera, il selfie’ - esposizione di oltre trecento opere che sarà visitabile dal 22 febbraio fino al 29 giugno 2025.
Oltre alle immagini di alcune opere che arriveranno a Forlì nel complesso del San Domenico, martedì sera – all’interno del Mare Pinera Resort di Milano Marittima, nel calendario della rassegna culturale ‘Cervia la spiaggia ama il libro ‘ – il direttore generale delle Mostre dei Musei San Domenico, Gianfranco Brunelli, ha anticipato il tema e il taglio della mostra.
Insieme a lui erano presenti sul palco l’assessora del Comune di Cervia Federica Bosi, l’assessora alla cultura del Comune di Forlì Paola Casara, il presidente di Confcommercio Ascom Cervia Nazario Fantini e il presidente dell’associazione culturale ‘Cervia, la spiaggia ama il libro’ Cesare Brusi.
"Questo sono io? Questa la domanda per gli artisti e cosa ha significato per loro nell’arte e nella storia. È una mostra che parte con l’immagine che l’artista ha di sé e la proiezione di sé nel mondo. Come immagina di essere e mai come un ritratto e un autoritratto dicono dello stile di come l’artista ha inteso se stesso. Lì è insieme opera e artista; ritrae un alter e anche un sé. Un’immagine che diventa definitiva giocata nel tempo, nonostante il tempo e contro il tempo. L’immagine, da oggetto strumentale, diventa riflessione, simbolo, metafora e pensiero speculativo fino all’auto scatto fotografico", spiega Brunelli le opere che percorrono secoli di storia e che arriveranno dai musei di tutto il mondo.
Scorrendo nei secoli, il ruolo dello specchio, superficie su cui l’artista può guardarsi com’è, vedersi, per riprodurre il riflesso in un’opera che diventa autoritratto e il direttore Brunelli prosegue: "L’uso dello specchio diventa reciprocità in una sorta di sdoppiamento. L’autoritratto diventa anche affermazione sociale, una affermazione di sé come nella pittura fiamminga. E poi l’intimità dell’artista con il soggetto dipinto, l’artista diventa anche protagonista dell’opera guardando verso di noi. Il 900 diventa importante per la somma delle immagini. L’io è diviso, fatto a pezzi dalla realtà. È lo specchio della società. Lo specchio mostra un nuovo narciso nel ‘900. È sorpreso di sé e sconosciuto. Metamorfosi inattese alla ricerca di qualcosa. Il ‘900 scopre nell’orrore della propria storia che l’uomo è la risposta a quell’enigma mostruoso. Infine, una mostra deve chiudere con un protagonista: Vincent van Gogh. I suoi innumerevoli ritratti sono la sua trama esistenziale quanto le sue lettere a Theo. In van Gogh c’è la ricerca dell’umano e del divino. E la luce illumina il dolore come condizione umana".