Quali saranno le città che, con Forlì, si contenderanno il titolo di ‘capitale italiana della cultura’ nel 2028? La data è lontana e molte cose possono ancora cambiare: qualcuno potrebbe rinunciare alla partecipazione, altri scegliere di concorrere all’ambito titolo, però non sono poche le città che hanno avanzato la loro volontà di candidarsi a una delle vetrine più prestigiose per promuovere il proprio patrimonio culturale. Partiamo dallo storico: nel 2015, primo anno del progetto, le capitali sono state numerose, ovvero Cagliari, Lecce, Perugia, Ravenna e Siena. Negli anni successivi si sono succedute Mantova, Pistoia, Palermo, Matera, Parma, Procida, Bergamo e Brescia, Pesaro e, infine, Agrigento che è la capitale del 2025.
Tra i candidati per il 2028, per il momento, c’è un solo capoluogo di provincia, ovvero Crotone, in Calabria, nota per la sua antica storia magnogreca, i resti dell’antica Kroton e il fascino del castello di Carlo V. Poi Fiesole, uno dei più suggestivi balconi affacciati su Firenze e, sempre in Toscana, Colle Val d’Elsa, nota per la sua tradizione nell’arte del cristallo e per il suo patrimonio architettonico. Spostandoci più al nord, Moncalieri, in Piemonte, che punta anche sulla forza manifatturiera legata al design. Galatina, in Puglia, ha qualcosa in comune con Forlì: anche qui c’è una candidatura Unesco, in questo caso per il tarantismo, fenomeno culturale da cui nasce il ballo tradizionale della taranta. Pensa alla sua candidatura anche un’altra località emiliano-romagnola, cioè la zona della Bassa modenese, in particolare per la sua ripresa culturale dopo la distruzione del terremoto. In Campania, invece, si candiderà la Valle Caudina, che custodisce storia e tradizioni di antichi borghi, mentre nel Lazio, tra gli avversari, ci sarà Tivoli, dove sorge la villa dell’imperatore Adriano.