‘Lom a merz’: torna ad ardere la tradizione

Martedì sera al vecchio campo sportivo i giovani del paese hanno acceso il falò di buon auspicio per la primavera.

‘Lom a merz’: torna  ad ardere la tradizione

‘Lom a merz’: torna ad ardere la tradizione

Nonostante il freddo e la neve, i giovani della Pro loco e del Bar Angolo di Portico si sono dati appuntamento martedì sera verso l’imbrunire nel vecchio campo sportivo, per accendere il falò ‘Lom a merz’ (fare lume a marzo). Quella di accendere lumi nelle campagne e nei paesi per "fare lume a marzo", cioè per bruciare l’inverno e illuminare la primavera e per augurare una buona e abbondante stagione di frutti, è un’antichissima tradizione presente in molte culture antiche non solo del Mediterraneo. Il falò di Portico, acceso l’altra sera nel vecchio campo sportivo, aveva anche il sapore della festa di augurio per l’allontanamento definitivo dell’isolamento provocato dalla pandemia, che a lungo ci ha tenuti chiusi in casa. Infatti, nel falò al centro del campo sportivo di Portico non bruciavano solo i rami che nel periodo natalizio avevano ornato i presepi del paese, ma anche le cose vecchie che ricordavano la pandemia, mentre i giovani attorno cantavano in un girotondo di gioia e allegria.

Anche dalle finestre e terrazze vicine, la gente si univa ai cori dei giovani, mentre il decano ultraottenne dei bandisti e maestro di musica Giovanni Chiadini, aprendo la finestra che sovrasta in lontananza il falò, faceva arrivare a tutti i festanti le chiare, allegre e commoventi note di "Oje vita, oje vita mia..." col suo clarino che ha suonato in tutte le balere e piazze di Romagna. Non sarebbe stata una festa all’arrivo di marzo ovvero della primavera (anche se con la neve e il termometro sotto zero), senza concludere con una tavola imbandita, con ogni ben di Dio e soprattutto Sangiovese, vin brulé e tanta allegria.

Quinto Cappelli