Il 10 ottobre 2019 in un supermercato forlivese una cascata di urla di dolore invade i cameroni. Gli addetti del market accorrono a soccorrere un dipendente del reparto macelleria. Scorre il sangue. Il macellaio, 40enne marocchino da tempo residente nel centro di Forlì, s’è appena amputato il pollice della mano sinistra mentre tagliava un pezzo di carne. Amputazione netta.
Ne nasce una querela. Una causa di lavoro. Sotto accusa, la legale rappresentante del supermarket, per lesioni personali colpose e per la violazione della legge 81 del 2008, ossia il ’Testo unico sulla sicurezza’, corpus normativo che tutela la salute e la sicurezza dei lavoratori e dei luoghi delle mansioni.
Per il giudice Serena Chimichi, invece, questa storia, nella sua cruda realtà, non sarebbe vera. Il tribunale ha infatti assolto con formula piena (il fatto non sussite), la datrice di lavoro, 54 anni, accogliendo in questo modo la tesi dell’avvocato Pier Giorgio Monti, difensore della donna. Il quale, all’atto del verdetto, ha inoltrato denuncia alla procura per falsa testimonianza contro il 40enne. Che ora potrebbe rischiare pure l’accusa di truffa ai danni dell’Inail; ma sul punto è proprio l’Istituto dell’infortunistica sul lavoro a decidere se avviare o meno la causa. Nel frattempo anche il giudice del lavoro, Agnese Cicchetti, rigetta il ricorso del macellaio. Che aveva chiesto, a titolo di risarcimento, 600mila euro per lui e 150mila euro per i parenti costituiti parte civile.
Ed è su questo tasto che ha premuto l’avvocato Monti per ribaltare la visione delle cose. Per il legale, il macellaio avrebbe approntato una clamorosa messinscena per ottenere il risarcimento. Sul punto, per calamitare l’attenzione del giudice, in segno di prova della sua tesi, l’avvocato Monti ha evidenziato che, nel giorno dell’infortunio, il macellaio 40enne avrebbe tarato la macchina segaossa – suo principale strumento di lavoro – su una larghezza della lama che sarebbe risultata "tre volte maggiore dello spessore della carne che doveva tagliare". Insomma: per il legale della titolare del market, il macellaio si sarebbe amputato il pollice per ottenere i soldi. Lo stesso operaio, sentito in aula, avrebbe detto di essere mancino, e che quindi l’invalidità sarebbe stata più grave. In realtà, l’uomo non era mancino. Incongruenze. Che alla fine hanno convinto il giudice ad assolvere l’imputata. Così per il macellaio, senza più il pollice, niente risarcimento.
Maurizio Burnacci