PIETRO PACE
Cronaca

Memoria e lotta antimafia. La figlia di Borsellino : "Non si può dimenticare"

L’incontro con Lucia Borsellino, organizzato da ’Forlì vivere la legalità’ nella ricorrenza della strage di Capaci, ha riunito in Municipio cittadini e studenti insieme a chi conobbe il magistrato, tra cui il suo ’allievo’ Ottavio Sferlazza.

L’incontro con Lucia Borsellino, organizzato da ’Forlì vivere la legalità’ nella ricorrenza della strage di Capaci, ha riunito in Municipio cittadini e studenti insieme a chi conobbe il magistrato, tra cui il suo ’allievo’ Ottavio Sferlazza.

L’incontro con Lucia Borsellino, organizzato da ’Forlì vivere la legalità’ nella ricorrenza della strage di Capaci, ha riunito in Municipio cittadini e studenti insieme a chi conobbe il magistrato, tra cui il suo ’allievo’ Ottavio Sferlazza.

La 4ª edizione di ’Forlì Vivere la Legalità’ ha acceso la città con memoria e impegno civile. La serata di mercoledì nel Salone comunale è stata dedicata alla toccante testimonianza di Lucia Borsellino, figlia primogenita di Paolo Borsellino, magistrato siciliano considerato, insieme all’amico e collega Giovanni Falcone, una delle personalità più importanti nella lotta alla mafia in Italia e a livello internazionale, vittima di Cosa Nostra nella strage di Via D’Amelio il 19 luglio 1992, assieme ai cinque agenti della sua scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina e Claudio Traina. Presente tra il pubblico anche Calogero Germanà, amico di Borsellino ed ex questore di Forlì, che il 14 settembre 1992 scampò ad un attentato ordinato da Matteo Messina Denaro a Mazara del Vallo, del quale conserva ancora i segni sul corpo.

Alla sua quarta edizione, Forlì Città della Legalità ha trasformato la città in un laboratorio di cittadinanza attiva, intrecciando memoria e azione, giustizia e speranza. Lo ha detto con forza il sindaco Gian Luca Zattini: "La legalità deve far parte del nostro stile di vita. Avere oggi con noi Lucia Borsellino significa unire Forlì a un patrimonio che è di tutti: la memoria di chi ha dato la vita per la giustizia." Quel legame è apparso evidente grazie al regista Ettore Zito, autore di uno spot pubblicitario mostrato in anteprima esclusiva e partecipato da più di 400 comparse tra adulti e ragazzi delle scuole, che racconta l’impegno civile dei forlivesi. Anche il prefetto di Forlì-Cesena Rinaldo Argentieri ha sottolineato l’importanza della testimonianza come dovere civico: "Dobbiamo chiedere legalità principalmente a noi stessi, specie se ricopriamo ruoli pubblici". L’intervento più significativo arriva da Lucia Borsellino. Parla con emozione, ma con decisione e senza retorica. Racconta un padre che aveva paura, ma la contrastava con coraggio, che amava profondamente il lavoro, la famiglia, i colleghi. "Noi figli abbiamo vissuto quel dolore, molte delle persone che sono morte frequentavano personalmente casa nostra, diventata ormai una famiglia allargata. Ma siamo stati spettatori anche del loro coraggio. Finché siamo in vita abbiamo il dovere morale di essere testimoni di giustizia nel senso vero del termine. Non possiamo permetterci di dimenticare." Parole potenti, che rifiutano scorciatoie e complottismi: "Non bisogna rinunciare mai alla ricerca della verità, perché è da quella e dalla memoria che si innestano le basi per un futuro migliore. Tutti coloro che sono morti per lo Stato erano persone assolutamente normali e che vivevano il loro lavoro con serietà e umiltà. Ma credevano fermamente nei valori dello Stato. Erano consapevoli dei rischi che correvano e il loro sacrificio ha dato dei frutti ben oltre le aspettative".

E infine: "Dire che lo Stato ha ucciso queste persone è un errore pericoloso. Se lo facciamo infondiamo sfiducia nei giovani, perché tutti abbiamo un debito morale verso chi ha dato la vita per lo Stato e la legalità." Concetto rafforzato in videocollegamento da Ottavio Sferlazza, ex magistrato presidente della Corte d’Assise di Caltanissetta, già direttore delle indagini sull’omicidio del giudice Rosario Livatino avvenuto il 21 settembre 1990, che ricorda con commozione Paolo Borsellino: "Ho avuto il privilegio di essere suo allievo nel 1978, quando iniziai il tirocinio come uditore giudiziario presso l’Ufficio Istruzione di Palermo, guidato Rocco Chinnici. Paolo, che ho l’onore di chiamare per nome, fu per me maestro di vita. L’ultima volta che lo vidi fu quando andai alla camera ardente dopo la morte di Falcone. Ci abbracciammo e in quell’abbracciò sentì tutto il suo dolore".

Rivolgendosi ai tanti giovani presenti in sala, Sferlazza afferma: "Vivete da persone libere, perché non c’è libertà senza legalità e democrazia. Una frase di Borsellino guida ancora la mia testimonianza nelle scuole: se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo. Tutti gli eroi civili ci impegnano nella difesa della legalità, valore che va difeso quotidianamente".