L’altra volta, nel maggio 2023, l’acqua aveva raggiunto un metro e sessanta di altezza, questa volta ‘solo’ mezzo metro. La melma ha invaso di nuovo, a un anno e mezzo di distanza, la casa di Anna Maria Montanari (figlia di Sante, storico fotografo del Carlino). Anna Maria vive in via Monte San Marco, una traversa di via Isonzo, e lo scorso anno era riuscita a salvare lo sterminato archivio fotografico del padre, oltre un migliaio di immagini che immortalano mezzo secolo di storia forlivese, grazie a un’intuizione che, poche ore prima del disastro, l’aveva spinta a trasferire ai piani superiori le decine di cartellette che raccolgono le preziose testimonianze.
Questa volta la posta in gioco era meno alta: "Memori di ciò che era successo, non abbiamo più messo molte cose in taverna – spiega Anna Maria –. C’erano un divano, un cucinino, una televisione e poco altro. Il divano è andato perso, la cucina ancora non sappiamo: forse il forno si è rotto, ma potrebbe anche essersi salvato. La lavatrice, invece, l’abbiamo sollevata mettendola su quattro sedie, quando abbiamo visto che le fogne non reggevano".
Sono state proprio le fogne, questa volta, a creare i maggiori problemi: "Nove ore prima, mio marito è uscito in cortile a controllare tutti i tombini. Per un po’ hanno retto, poi è arrivato il momento in cui l’acqua ha cominciato a fuoriuscire. Penso che una parte sia arrivata anche dal fiume che, a un certo punto, ha smesso di ricevere e ha cominciato a ributtare melma nella nostra direzione". Oggi la stanchezza è tanta, ma anche la rabbia: "L’Amministrazione non ci ha ascoltato – le parole di Anna Maria Montanari –, anzi, ci ha trattati un po’ da rompiscatole, quasi come se ci stessimo impuntando su dei cavilli. Il risultato è che sono state fatte solo operazioni di facciata e oggi ci troviamo in questa situazione".
Anna Maria riprende una questione più volte ripetuta dall’assessore Giuseppe Petetta: "Ci ha detto che il problema è il sistema fognario che è inadatto a ricevere le piogge copiose che, da qualche anno a questa parte, sono sempre più frequenti. Ha detto che per fare quei lavori ci vorrebbero almeno quindici anni… Bene, un motivo in più per cominciarli: bisogna pensare anche al futuro, sia al nostro che a quello delle prossime generazioni che dovranno fare i conti sempre più con le conseguenze dei cambiamenti climatici. Non solo, infatti poco è stato fatto anche sul letto del fiume, già danneggiato nel maggio 2023".
La conclusione è amara: "Noi ci sentiamo soli. Ci manca l’appoggio di chi più di tutti ci dovrebbe aiutare".
Sofia Nardi