Michele Guzzo, il giallo dell’incidente sul cancello: forse uno scherzo di notte

Era arrivato a Parma alle 20.30 di venerdì, ma non si sa l’ora del decesso. Perché aveva scavalcato? Improbabile che si faccia l’autopsia

Il sorriso di Michele Guzzo, morto per aver scavalcato il cancello di un amico

Il sorriso di Michele Guzzo, morto per aver scavalcato il cancello di un amico

Forlì, 14 marzo 2023 – Alle 18 di venerdì Michele Guzzo era nel suo ufficio in via del Cavone a Vecchiazzano, dove a soli 28 anni si occupava consulenze a ristoranti e hotel. Alle 18.31 saliva a bordo del treno regionale veloce che lo portava fino alla sua città, Parma, come tutti i weekend. Alle 20.30 circa, è arrivato in Emilia. Senza sapere che incapperà in una fine atroce poche ore dopo, quando la sua arteria femorale verrà recisa dalla punta di una cancellata, fino a farlo morire dissanguato, solo, eppure nel cuore di una città. Ma quando esattamente avviene la tragedia? E perché andare a trovare un amico in quel modo?

Sono domande che potrebbero non avere mai risposta. Anche se la procura di Parma non ha ancora dato l’ok alle esequie, la polizia ha chiuso il caso come incidente: su questo, nessun mistero. Improbabile dunque che si ricorra all’autopsia, che potrebbe datare più precisamente la morte di Michele. Di certo l’amico e il padre lo trovano riverso in giardino alle 9 di sabato: chiamano i soccorsi ma non c’è nulla da fare, il corpo di Michele è già privo di vita.

Il punto in cui ha scavalcato non è frontale all’ingresso. Cosa voleva fare? Le ipotesi che circolano sono due: uno scherzo finito in tragedia; oppure non riusciva a mettersi in contatto telefonicamente con l’amico e non voleva (o non poteva) suonare il campanello. L’amico e i familiari si sono chiusi nel loro riserbo. Forse Michele non ha suonato perché era sera tardi? Questo rimanda al secondo punto interrogativo, l’orario.

Certamente quando Michele è arrivato a Parma era già buio. Ma quando è arrivato in viale dei Partigiani d’Italia, la strada che porta allo stadio Tardini? Potrebbe essere stato nel cuore della notte? Di sicuro tutti parlano di lui come di un ragazzo d’oro, che si era inserito bene a Forlì, dove lavorava da un anno e mezzo. Si era unito, qui, a un gruppo di amici con cui tirava calci a un pallone, pur non essendo tesserato per una squadra vera e propria. La Gp Studios l’ha definito "uno di famiglia", elogiandone la passione, la competenza, la puntualità, la generosità. Conosciamo l’impegno previsto per domenica: era atteso a Colorno (provincia di Parma) presso l’Alma, la scuola di specializzazione dove aveva studiato: proprio lì aveva conosciuto il manager Giacomo Pini che l’aveva portato a Forlì, e sarebbe tornato come giurato di un concorso. Poco più di 24 ore dopo la fatalità che gli è costata la vita, aveva un appuntamento al quale teneva tanto.

Nelle domande a cui è impossibile trovare risposta, resta l’assurdità della vicenda: la fuoriuscita di sangue a fiotti gli ha fatto perdere conoscenza dopo pochi passi. Era già dentro il giardino dell’amico, vicinissimo a un aiuto. Quella palizzata, dopo averlo ferito, con la giovane vita che gli sfuggiva attimo dopo attimo, lo ha anche nascosto dagli sguardi di chi potesse eventualmente notarlo e chiamare i soccorsi, salvarlo.