
di Quinto Cappelli
"Per riprendersi dalla crisi dell’esodo degli ultimi ‘50 anni, aggravata in modo pesantissimo dall’alluvione e dalle frane della recente ondata di maltempo, l’entroterra delle colline e montagne della Romagna deve essere riconosciuta dallo Stato e dalla Regione zona a fiscalità agevolata. Altrimenti andremo incontro ad un ulteriore abbandono, con danni oggi incalcolabili, non solo per quelle zone, ma per tutto il territorio della Romagna e perfino dell’Italia".
A sostenere questa posizione un po’ estrema, ma con un fondamento nella realtà, è Mauro Neri, non solo presidente di Confcooperative Romagna, ma anche e soprattutto presidente da oltre 40 anni della Cooperativa territorio e ambiante (Cta), con doppia sede a Premilcuore e Rocca San Casciano, dando lavoro a un centinaio di dipendenti, e abitante a San Benedetto in Alpe, dove torna ogni sera, dopo aver girato per impegni e ruolo la regione e spesso anche a Bologna e Roma.
Presidente Neri, che cosa intende che la collina e la montagna della Romagna hanno bisogno di fiscalità agevolata per intravedere un futuro di ripresa, dopo la grave batosta dell’alluvione?
"Chi vuole ricostruire, sistemare e riparare aziende agricole o agrituristiche, strade e negozi in collina e montagna, dopo i disastri dell’alluvione e soprattutto in queste zone delle frane, deve intravedere un futuro. Ma per avere questa prospettiva occorre intravedere dei vantaggi, non solo di qualità della vita, ma anche di tipo sociale ed economico".
Può fare qualche esempio?
"Abbattimento delle tasse, Irpef e Imu agevolate, abbonamento gratuito per gli studenti che vanno alle scuole superiori in città, bollo delle auto dimezzato, ecc. ecc. Gli esempi sono infiniti. Chi vive in collina e montagna non può essere tassato come chi vive in pianura e in città, perché a parità di lavoro si registra una grande disparità di incassi".
Un paragone fra un’azienda agricola in pianura e una in collina o montagna?
"Se in pianura un agricoltore ricava in un ettaro 20-30mila euro di produzione lorda vendibile (Plv), in collina e montagna è grassa se arriva a 3mila all’ettaro. Se non ci sono incentivi, basati su un piano di fiscalità agevolata, come farà un agricoltore a risistemare la sua azienda massacrata dalle frane? Ma la stessa cosa vale per un negozio a Forlì, Cesena e Faenza, confrontato con un negozio a San Benedetto in Alpe, Premilcuore o Tredozio oppure per un’azienda industriale dell’entroterra, con le strade statali (Ss67) e provinciali di fondovalle, riaperte in modo provvisorio dopo l’emergenza, anche in modo rapido, ma ancora con tanti limiti".
Che cosa vuol dire?
"Che, se per esempio prendiamo la SS67 della valle del Montone (ma nel Tramazzo ci sono ancora aziende isolate), per quanto tempo resteranno i limiti della chiusura dalla 23 alle 6 del mattino fra Dovadola e Rocca, i divieti per bici e moto e per camion superiori alle 32 tonnellate? Quanto tempo (anni…) ci vorrà a rimettere a posto le strade dalle farne? Chi pagherà i mancati incassi di negozi, aziende e a strutture turistiche?"
Chi dovrebbe fare la battaglia per prenderne coscienza, cambiare rotta per arrivare ad una fiscalità agevolata?
"Un movimento d’opinione economico, sociale e culturale di tutti quelli che abitano in collina e montagna: associazioni di categoria, negozianti, commercianti, associazioni di ogni genere (Pro loco, Auser, enti culturali), scuole e la politica, dai sindaci dei comuni fino ai parlamentari".
Il progetto Cambia Vita di Rocca, che sta dando segnali di cittadini ritornati in paese, è un esempio?
"Sì, ma ai vantaggi della qualità della vita, vanno aggiunti gli sgravi fiscali".
Non le sembra di chiudere la stalla quando sono già fuggiti i buoi?
"Sì, ma questa è una delle ultime occasioni. Altrimenti il rischio è quello di un’altra ondata di abbandono del territorio simile a quello della metà del Novecento, se non peggiore".